Convegno internazionale di studi “La Repubblica e le sue memorie. Verso una cittadinanza europea” – Grosseto, 16-17 febbraio 2012

Programma del convegno internazionale di studi “La Repubblica e le sue memorie”

“La memoria non è il ricordo. La memoria è quel filo che lega il passato al presente e condiziona il futuro”. A parlare così, oggi, è un testimone della Shoàh, Piero Terracina.

Il “tanto non vi crederanno” di una SS spinse Primo Levi alla scrittura. Ora che sono usciti dal silenzio i testimoni, il nuovo compito è “restituire uno spazio critico ai fatti e alla realtà, come istanza culturale da proporre, un percorso in cui dunque il sapere storico, con i suoi metodi, può svolgere un’importante funzione civile” (Gotor, 2011).

Dagli storici stanno arrivando da tempo segnali sull’urgenza dell’apertura di una riflessione critica, oltre il dovere della memoria e la sua ufficialità, spesso coinvolta nell’attualità politica. Ma si deve anche registrare una concordanza tra lo storico e un testimone di oggi. Sono messaggi, questi e altri, che ci spronano a rifuggire dalle semplificazioni, dalla riduzione del dettato di leggi sulla memoria alla liturgia delle celebrazioni, ridondanti, da quando hanno cominciato a moltiplicarsi le date del nostro calendario civile. E a formulare con più decisione domande sulla corrispondenza tra il pur doveroso impegno a contrastare l’oblio e l’efficacia della commemorazione.

Il tempo, che viviamo, segnala una riduzione della fiducia nella storia come disciplina – nelle Università, nei curricoli scolastici, nel peso specifico del contributo della ricerca, sopravanzato e non di rado oscurato dal chiacchiericcio di narrazioni e dal prevalere della retorica della persuasione sull’interesse per la “verità”. È in questo clima che istituzioni, lodevolmente impegnate su storia e memoria, soprattutto in Italia, stanno vivendo un momento di crisi.

Sono temi, questi, che coinvolgono la coscienza collettiva dell’Europa, per i molti segmenti di passato comune, e rendono utile il confronto tra le diverse pedagogie della memoria, che a loro volta sono espressione delle forme con cui popoli e Stati fanno i conti con il proprio passato. Pur tenendo ben ferma la distinzione netta tra i significati delle due giornate – della Memoria e del Ricordo – appena trascorse, si cerca di affrontare i problemi generali, che le accomunano.

L’auspicio è che proporre un’occasione di dialogo tra differenti esperienze e soggetti serva a consolidare le reti già esistenti in Italia ed Europa, tra istituzioni e persone. La prospettiva: una cittadinanza europea non solo nominale.

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