L’utopia di un intellettuale. Giuseppe Valarioti (1950-1980)

locandinaSta infilando le chiavi nella serratura della portiera, è girato di spalle ad un albero coperto da una siepe di rampicanti che delimita l’area dove sorge “La Pergola”, da lì una lupara scarica due lampi di fuoco. Si accascia in un mare di sangue, non fa in tempo ad aprire la portiera. Gli altri sentono i colpi e tornano indietro, qualcuno riferisce del rombo di un’auto, la vede: una 127 color celestino, ricorda anche i primi numeri della targa RC 2266**. Lavorato si avvicina a Valarioti, lo prende tra le braccia e con altri due compagni lo portano dentro un’auto che corre all’impazzata verso l’ospedale di Gioia Tauro, lo tiene stretto durante il viaggio disperato, raccoglie le sue ultime parole, il suo ultimo sguardo. Sanguina, sospira, si lamenta. Aiutatemi, “cumpagni, mi ‘mmazzaru”, non c’è piùnulla da fare, muore alle porte di Gioia Tauro. È passata la mezzanotte, è l’11 giugno del 1980.

Layout 1Ricorda l’assassinio impunito di Giuseppe Valarioti l’ultimo volume di Rocco Lentini, edito da Città del Sole (www.cdse.it), che sarà presentato in diretta Facebook il 29 dicembre alla ore 17 sul sito dell’Anpi di Catanzaro con la Partecipazione di Mario Vallone, dell’On.le Giuseppe Lavorato e della Sen. Albertina Soliani, vice presidente nazionale dell’ANPI. Valarioti scelse, in un periodo in cui la lotta politica si combatteva con le armi, la via democratica alle riforme. Aderì, per scelta etica, al Pci e allo studio della storia pubblicando notevoli saggi sulla questione meridionale, l’antica Medma, le lotte contadine del dopoguerra e collaborando a quella breve, vivace stagione di confronto che si snodò attorno al periodico Pianadomani (1977-1979) “una palestra laica per affrontare i problemi dello sviluppo economico, sociale e culturale che annoverò la migliore intellettualità della Piana”, dal filosofo Domenico Antonio Cardone, candidato al Nobel per la pace nel 1963, al sociologo Pino Arlacchi, al giornalista Sharo Gambino, ad Antonio Piromalli, ordinario di Lingua e Letteratura Italiana a Salerno e critico letterario di impegno civile. Consigliere comunale, segretario della sezione di Rosarno, si oppone agli interessi loschi della ‘ndrangheta che ruotano attorno alla cooperativa “Rinascita” e viene ucciso. Seguono due processi, chiusi senza una verità giudiziaria. Un delitto impunito

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