Abstract dell’Annale IRSIFAR

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Sperare contro ogni speranza
Autore: Stefania Ficacci
Pubblicato nel nº unico, marzo anno 2005

Abstract: Mary Elizabeth Murdock nasce a Charleston, nel Massachussets, probabilmente nei prima anni del Novecento. Figlia unica di una famiglia benestante statunitense, pronuncia i voti perpetui nel 1928 a Namur, in Belgio, prendendo il nome di Sister Therese Marguerite, della Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur. Nel 1937 giunge a Roma, inviata dalla madre generale per ricoprire il ruolo di madre superiora di una piccola comunità stabilitasi sei anni prima in un quartiere suburbano, Tor Pignattara, dove la popolazione è composta in prevalenza da famiglie povere, nella maggioranza immigrate dal meridione o dall’entroterra laziale, che non godono di un reddito fisso, né di un’occupazione stabile e dove i bambini finiscono per abbandonare le scuole non appena abbiano imparato a scrivere e “far di conto” o, in casi non rari, senza neppure frequentarla.
La Congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur rivolge da sempre la propria missione religiosa all’infanzia povera, con l’obiettivo di fornire ad essa un’istruzione ed una educazione cristiana. A Tor Pignattara la piccola comunità religiosa, alla quale Suor Therese Marguerite è stata assegnata, ha aperto una scuola materna e sta avviando le pratiche per aprire delle classi elementari. Siamo negli anni duri della dittatura fascista. Le suore hanno una caratteristica comune, che le rende particolarmente sospette all’occhio vigile del regime: sono straniere e, per di più, provengono da Paesi che, nell’ideologia fascista, rientrano nel sistema plutocratico tanto odiato da Mussolini: sono inglesi, americane, belghe, svizzere. Le dure condizioni di vita dettate dalle privazioni imposte dalla dittatura, ma anche lo scontro fra un sistema educativo (quello introdotto dalla riforma Gentile) che mostra inconciliabili diversità con quello introdotto nella scuola gestita della religiose (quello montessoriano), caratterizzano la vita quotidiana della congregazione. Infine la guerra, il precipitare degli eventi, la fame, il freddo, poi la paura dei bombardamenti che diviene tragicamente concreta nell’estate del 1943, l’attesa degli Alleati “liberatori”, l’impegno a nascondere ebrei e prigionieri, poi l’arrivo delle truppe anglo-americane, la gioia ma anche la sofferta fase della ricostruzione.
Tutto questo è raccontato da suor Therese Marguerite nella sua memoria, scritta in inglese e tradotta da una sua consorella, negli anni successivi alla guerra per «chiarire», come lei stessa precisa « alcuni passi degli “Annali”, lasciati un po’ in dubbio», ma che è, per lo storico, una testimonianza singolare e preziosa dell’esperienza di una comunità religiosa femminile.

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