Attività didattica 2022/2023 della Fondazione Memoria della Deportazione. Pcto con i licei artistici milanesi

Sono iniziate, presso la nostra sede, le attività didattiche 2022/2023 con i Licei Artistici Boccioni e Hajech di Milano. Il PCTO (Percorso per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) proposto alle classi interessate, ha come obiettivo la realizzazione di opere plastiche e figurative sul tema della memoria.

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Abbiamo perciò programmato alcuni incontri formativi: nel primo seminario di formazione è stato approfondito il tema della deportazione politica e razziale dal punto di vista storico-teorico, anche attraverso i documenti conservati nel nostro Archivio che la testimoniano. Nei prossimi incontri ci occuperemo dell’arte memoriale e svolgeremo un laboratorio di progettazione di opere artistiche originali, con la collaborazione dei docenti di indirizzo.

Laboratorio sperimentale di didattica della storia e della filosofia al Liceo Cremona di Milano

Milano, 29 ottobre 2020. La Fondazione Memoria della Deportazione, l’Università degli Studi di Milano e gli insegnanti del Dipartimento di filosofia e di storia del Liceo Scientifico Luigi Cremona di Milano organizzano un laboratorio sperimentale di didattica per la storia e per la filosofia, con l’obiettivo di far maturare nel liceo un presidio di auto-formazione permanente ed autonomo, e di creare un modello esportabile in altri istituti.

Il progetto

Il progetto nasce dall’esigenza, oggi imprescindibile, date le emergenze contingenti, che la scuola rifletta sulla sua specificità e la sappia valorizzare. La richiesta degli insegnanti è molto chiara: “come e secondo quali strategie, quali metodi, sia possibile rendere le discipline con i loro programmi – spesso molto ampi – e le loro questioni perspicue, chiavi concettuali vive e dinamiche per un’analisi critica dell’esperienza e dei suoi sensi possibili?”.

Le prime risposte nasceranno dai quattro incontri seminariali, che proprio per essere efficaci, si terranno a numero chiuso col gruppo dei docenti di storia e di filosofia del liceo, a partire dal 29 ottobre 2020 e fino a tutto il mese di dicembre.

Sarà il confronto coi docenti e con le loro richieste che ci indicherà, come è sempre avvenuto e sempre dovrebbe avvenire, la strada da percorrere.

Si allega la bozza di progetto Didalab

Interverranno:

- prof. Beatrice Del Bo, Didattica della storia, Università degli Studi di Milano

Nella gabbia del tempo: la storia insegnata

- prof. Paolo Valore, Didattica della filosofia – Storia della metafisica – Storia della filosofia contemporanea, Università degli Studi di Milano

Metodologia di ricerca nella didattica della filosofia. Insegnare per temi e problemi è possibile? (parte prima)

- prof. Alberto Frigo, Didattica della filosofia, Università degli Studi di Milano

Metodologia di ricerca nella didattica della filosofia. Insegnare per temi e problemi è possibile? (parte seconda)

- prof. Massimo Castoldi, in qualità di responsabile della didattica della Fondazione Memoria della Deportazione

Metodologie di ricerca per la didattica della storia: l’uso delle fonti nella ricostruzione complessa del fatto storico. Esemplificazioni a uso didattico

 

 

 

 

Il campo di Ravensbrück e la testimonianza di Maria Arata

Castano Primo, 16 dicembre 2019, ore 10.00. Per la seconda tappa del progetto didattico con l’istituto “Torno” di Castano Primo (MI), è stato organizzato un incontro col prof. Massimo Castoldi e Lucia Massariello, figlia di Maria Arata, deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück.

Maria Massariello Arata in una testimonianza della figlia Lucia tenuta a Nova milanese il 18 ottobre 1995:

Maria Arata

La deportazione

Specializzata in botanica, fu insegnante di scienze naturali presso il liceo Carducci di Milano e qui, come anche in università dove era assistente, svolgeva propaganda antifascista: organizzava incontri fra studenti e si occupava di raccogliere viveri e medicinali per gruppi partigiani grazie ai suoi rapporti con l’Istituto Sieroterapico Milanese. Era in contatto con altri coraggiosi insegnanti del liceo Carducci tra cui il professor Quintino Di Vona, fucilato a Inzago il 7 settembre 1944. Mia madre fu arrestata il 4 luglio 1944 e, dopo un breve periodo a San Vittore, fu inviata al campo di Bolzano e quindi a Ravensbrück, probabilmente nello stesso trasporto di cui fece parte Ida Desandré.

Da qui fu mandata in un campo di lavoro a Neu-Brandeburg a fabbricare aeroplani: essendo un’insegnante, non era capace di svolgere questo lavoro pesante, ma dovette presto imparare a suon di frusta. Rientrò in seguito nel campo di Ravensbrück dove, il 30 aprile 1945, fu liberata dai russi. Dopo la liberazione, fu anzitutto ricoverata in ospedale, dove le furono prestate molte attenzioni.

La liberazione

Il primo ottobre dello stesso anno, pochi mesi dopo la Liberazione, riprese l’insegnamento al liceo, pur non trovandosi nelle migliori condizioni fisiche e psicologiche. Ho avuto l’occasione di parlare con una delle allieve di quell’anno, che sapeva della sua prigionia. Ella mi raccontò come i ragazzi, talvolta, notassero dei momenti di crisi in cui la loro insegnante appariva assente, e fossero turbati da questo comportamento.

Nel 1946 mia madre si sposò. Era convinta di non poter avere figli a causa delle pratiche di sterilizzazione sperimentate sulle donne nel campo di Ravensbrück; si accostò al matrimonio considerandolo un’alta missione perché si unì ad un collega rimasto vedovo durante la guerra con due figli piccoli. In casa diceva sempre che, nel ricordo delle compagne decedute, il fatto di essere sopravvissuta assumeva un grandissimo valore e che, perciò, doveva impiegare al meglio la propria vita: per questo, oltre all’insegnamento, si dedicò con impegno alla famiglia che contava già due figli e dove ne nacquero – contrariamente alle sue aspettative per i motivi citati – ancora tre.

La memoria

Già nei primi anni successivi al ritorno dal campo di concentramento, mia madre annotò le esperienze vissute per timore di dimenticare i particolari degli anni di prigionia: era molto sentito in lei il dovere di tramandare una testimonianza precisa ed efficace, perché potesse rappresentare un insegnamento alle generazioni future. La sua vita era molto faticosa: c’erano la scuola, la casa, cinque figli e condizioni economiche non certo rosee dopo la guerra.

Quello che ricordo di lei era l’estrema serenità, l’ottimismo e la gioia di vivere. In effetti, dava l’impressione di godere di tutto, atteggiamento che penso possa riscontrarsi in quelle persone che, ad un passo dalla morte, hanno avuta salva la vita.

Similmente a quanto osservato da Lidia Rolfi, anch’io ricordo come a mia madre non fosse stato rivolto alcun invito a parlare ufficialmente della propria esperienza, ed anche a scuola nessuno se ne interessò molto; così, si confidò soprattutto con noi, che ci abituammo fin da piccoli ad ascoltare questi racconti drammatici, pensando che tutti i bambini sapessero queste cose o ne avessero almeno sentito parlare.

Crescemmo fra questi racconti, riportati senza alcun sentimento di astio e di odio, ma con una grande serenità. La nostra casa era inoltre frequentata da ex compagni di Lager, cosicché conoscemmo direttamente diverse persone citate nelle memorie di mia madre, ad esempio i componenti della famiglia del professo Di Vona, coi quali abbiamo avuto sempre ottimi rapporti. Vorrei ricordare alcuni aspetti del vissuto di mia madre in relazione ai suoi ricordi degli anni della guerra.

Con la lingua tedesca, ad esempio, aveva un rapporto ambivalente. Da un lato le dava fastidio, al mare, ascoltare la voce dei bagnanti tedeschi, e, dall’altro, ci svegliava al mattino della domenica pronunciando – con la consueta voce gioviale – il verbo “aufstehen” (alzarsi), con cui veniva svegliata durante la prigionia; altre volte diceva “schnell” (veloce). Ancor oggi non riesco a spiegarmi come potesse usare, nell’ambito familiare, queste parole che avrebbero dovuto – come infatti avveniva quando sentiva parlare dei tedeschi – farla inorridire.

Ricordo anche come fosse vietato, in casa nostra, cucinare carne alla griglia, e se per errore ne veniva bruciata un po’, ne era subito infastidita ed apriva le finestre: anche gli odori fanno parte del ricordo.

Un altro suo tipico atteggiamento era la repulsione verso qualunque gesto che le richiamasse la spoliazione subita nel Lager: ad esempio, durante un ricovero in ospedale – si era negli anni settanta – quindi ben lontano da quelli della prigionia – insistette per non mettersi in camicia da notte come tutti gli altri, sebbene i medici la riprendessero perché, al momento della visita, la trovavano vestita in modo non adatto all’esigenza del momento.

Due eventi sono per me molto importanti: il primo accadde nel 1969, quando la mamma volle portarci in pellegrinaggio a Ravensbrück.

Il ritorno a Ravensbrück

In quegli anni la città si trovava nella Repubblica Democratica Tedesca e perciò il viaggio fu reso più difficile dai permessi necessari al transito: lei, però,  teneva molto al fatto che il marito ed i figli osservassero con i loro occhi il luogo della propria tortura, che sembrava aver rivisto con serenità d’animo.

Il ponte dei corvi

L’anno successivo, però, si ammalò e penso che la violenta emozione provata in quel viaggio possa esserne stata la causa. Il secondo evento – sicuramente il più importante è stato la malattia che colpì mia madre la quale, rendendosi conto di non avere più possibilità di guarigione, cominciò a dare una forma organica alle note e ai ricordi del proprio diario della deportazione.

L’impegno dedicato alla stesura di queste memorie, a mio parere, non fu motivato soltanto dalla sua forzata immobilità che le permetteva di scrivere con la calma che non aveva mai avuto, ma soprattutto dall’esigenza, fortemente sentita, di porre in evidenza l’evento fondamentale della sua vita, l’esperienza del Lager.

Tutti gli altri eventi della sua esistenza – il marito ed i figli che le stavano vicino – rimasero nell’ombra, e negli ultimi mesi di vita la vedemmo immersa in questi ricordi che riviveva intensamente, tanto che soffrivamo un poco – soprattutto mio padre – di questo estraniarsi.

Eravamo d’altro canto contenti che potesse realizzare ciò cui teneva tanto: la possibilità di tramandare la stesura del manoscritto, senza però aver potuto rileggerlo. Lo consegnammo alla casa editrice Mursia che pubblicò il libro cinque anni dopo la sua morte: per me è importante sapere che è stato scritto nel momento in cui vedeva vicina la propria fine, e lo considero il suo testamento morale.

Progetto didattico della Fondazione con l’Istituto “Giuseppe Torno” di Castano Primo (MI)

Castano Primo (MI), 12 novembre 2019. Si avvia per il secondo anno consecutivo il progetto didattico della Fondazione Memoria della Deportazione con l’Istituto d’Istruzione Superiore Statale (IISS) “Giuseppe Torno” di Castano Primo (MI). Il progetto si articola in una serie di incontri che prepareranno un gruppo di studenti per un viaggio della Memoria all’ex-campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e alla città di Cracovia.Tutto incomincerà con una lezione del prof. Massimo Castoldi sul tema Antisemitismo, antisemitismi e deportazione. Sguardo storico e processi socio-culturali, seguito da un incontro dibattito con gli studenti delle classi quinte.

Il progetto

ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE STATALE (IISS) “GIUSEPPE TORNO” DI CASTANO PRIMO (MI)

ITINERARIO STORICO ED ETICO-CIVILE SULL’ANTISEMITISMO E SULLA DEPORTAZIONE

Articolazione del Progetto

 

Fase 1

 

Gli incontri sono riservati a tutti gli alunni delle classi quinte dell’Istituto su delibera dei Consigli di Classe e, là dove i Consigli di Classe optino per non aderire, agli alunni che desiderino aderire singolarmente.

  1. Incontro su “Antisemitismo, antisemitismi e deportazione. Sguardo storico e processi socio-culturali”, a cura del Prof. Massimo Castoldi, Direttore e Responsabile Didattico della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano. Segue dibattito.

In data 12 Novembre 2019, dalle ore 10 alle ore 11,50.

  1. Incontro su “Caratteristiche fondamentali del fenomeno dell’antisemitismo in ambito storico, filosofico e religioso”, a cura dei Proff. Silvia Cella ed Egidio Cardini, docenti dell’Istituto. Segue dibattito.

In data 27 Novembre 2019, dalle ore 10 alle ore 11,50.

  1. Testimonianza diretta e personale della deportazione. Incontro con Lucia Massariello, figlia di Maria Arata, già deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück, in collaborazione con la Fondazione Memoria della Deportazione di Milano. Segue confronto.

In data 16 Dicembre 2019, dalle ore 10 alle ore 11,50.

 

Fase 2

 

Le attività di approfondimento sono riservate a un gruppo di 25 (Venticinque) alunni, che aderiscono formalmente al Progetto e che partecipano in modo vincolante, con riconoscimento di crediti formativi. Gli alunni saranno selezionati con criteri pubblici e condivisi.

  1. Uscita didattica comprensiva di
  • Incontro su “Caratteristiche e storia della deportazione politica, sociale, etnica e religiosa in Italia e in Lombardia”, a cura del Prof. Massimo Castoldi, di cui sopra, presso la sede della stessa Fondazione, in Via Dogana, 3, a Milano.

Segue dibattito.

In data 3 Febbraio 2020, dalle ore 10 alle ore 12.

  • Visita guidata al Memoriale della Shoah e al Binario 21, in Largo J. Safra, 1, presso la Stazione Centrale di Milano, dalle ore 14,30 alle ore 15,45 della stessa giornata.
  1. Visione del documentario “Notte e nebbia” (1956) di Alain Resnais in funzione propedeutica al Viaggio della Memoria, di cui al punto 3.

Segue approfondimento sul revisionismo storico e dibattito.

In data 17 Febbraio 2020, dalle ore 14 alle ore 15.

  1. Viaggio della Memoria all’ex-campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e alla città di Cracovia, in Polonia.

Dal 20 al 22 Febbraio 2020, con programma definito a parte.

Saranno sviluppate iniziative di promozione e d’informazione circa il Progetto, accompagnate da una relazione finale dei Co-Responsabili al Collegio dei Docenti.

I CO-RESPONSABILI DEL PROGETTO

Egidio CARDINI

Anna Maria FORNARA

Elena PORTA

 

Un mese dedicato alle scuole in Lombardia: la Fondazione incontra 600 studenti

Milano, 7 febbraio-8 marzo 2019. Un mese con le scuole.  Il prof. Massimo Castoldi, responsabile della didattica della Fondazione Memoria della Deportazione, incontrerà per un mese, con una serie di lezioni e di attività laboratoriali, oltre seicento studenti di alcuni Istituti scolastici della provincia di Milano e della regione Lombardia: Liceo scientifico Giordano Bruno di Melzo (MI); IPSSEEC A. Olivetti di Monza; Istituto d’Istruzione Superiore Statale (IISS) “Giuseppe Torno” di Castano Primo (MI); ITIS Luigi Galvani di Milano.

Melzo

Il 7 febbraio dalle 8.10 alle 12.20 presso la sede del Liceo Giordano Bruno, si svolgeranno due laboratori del prof. Castoldi sul tema Vicende della scuola italiana tra 1919 e 1945, con particolare attenzione ai modelli educativi proposti sia dal regime al potere, sia dagli insegnanti che vi si sono contrapposti.

Oggi l’articolo 33 della Costituzione stabilisce che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Si ricostruirà il percorso lungo il quale si è giunti a conquistare questo diritto.

Monza / Fondazione

A Milano, l’11 febbraio 2019 nella sala conferenze della Fondazione Memoria della Deportazione, il prof. Castoldi incontrerà gli studenti dell’IPSSEEC A. Olivetti di Monza sul tema delle Ragioni storiche del fascismo e la memoria.

Ricostruite le origini e le ragioni storiche della dittatura al suo insorgere dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si ragionerà con gli studenti anche sull’elaborazione di una memoria consapevole sugli ultimi anni della seconda guerra mondiale, che ha conosciuto, in Germania e in Italia, percorsi differenti, scanditi da tempi e sensibilità diverse. Dopo decenni di oblio, in Germania si è avviato un processo di recupero dei luoghi della memoria del nazismo e di fondazione di centri di documentazione, nei quali è in atto una ricerca costante sui modi di trasmissione della memoria alla collettività e alle nuove generazioni.

Diversa la storia italiana, che, pur avendo fin dal 1945 elaborato una memoria diffusa dell’antifascismo e della Resistenza, è ancora segnata da reticenze e difficoltà nell’elaborazione di una memoria autocritica, capace di conservare anche il ricordo dei «torti che noi abbiamo fatto ad altri», e che è il contrario della memoria autocelebrativa, e implicitamente autoassolutoria, ancora molto diffusa.

Castano Primo / Fondazione

Nei giorni 15 e 21 febbraio 2019 proseguirà il progetto didattico già avviato con Istituto d’Istruzione Superiore Statale (IISS) “Giuseppe Torno” di Castano Primo (MI).

Il 15 febbraio 2019 alle ore 10 presso la sede del Istituto di Castano Primo la dott. Lucia Massariello, figlia di Maria Arata, deportata a Ravensbrück, e il prof. Massimo Castoldi incontreranno gli studenti delle classi quinte sul tema Valore storico della testimonianza e rapporto storia e memoria.

Il 21 febbraio 2019 alle ore 10, presso la sala conferenze della Fondazione Memoria della Deportazione il prof. Massimo Castoldi incontrerà il gruppo di studenti che si recheranno al campo di sterminio di Auschwitz sul tema Deportazioni in Lombardia. Nel pomeriggio i medesimi studenti si recheranno a una visita guidata al Memoriale della Shoah.

Milano / ITIS Galvani

Milano, 8 marzo 2019, ore 10-12. Nell’ambito di un progetto didattico coordinato con tutti gli Istituti della rete Parri milanesi, il prof. Castoldi incontrerà un gruppo di studenti dell’ITIS Galvani con una riflessione sul travagliato percorso storico che ha portato alla definizione dell’art. 10 della Costituzione della Repubblica:

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.

 

Didattica. Incontro tra studenti su Charlotte Delbo

Milano, sabato 19 gennaio 2019, ore 10.30. Presso la Fondazione Memoria della Deportazione, laboratorio didattico con incontro tra gli studenti del Liceo Lussana di Bergamo e gli studenti del Liceo Laura Bassi di Bologna sul tema Charlotte Delbo, Una memoria mille voci.

Il progetto

Il laboratorio è una tappa di un progetto didattico coordinato dalla Fondazione Memoria della Deportazione e dall’ISREC (Istituto bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea) di Bergamo, che si propone di presentare a Bologna nei prossimi mesi la mostra Charlotte Delbo. Una memoria mille voci ed è collegata a una serie di altre iniziative, comprensive di alcuni viaggi di istruzione ad Auschwitz e in altri campi di sterminio.

Vi hanno aderito l’Assemblea Regionale Emilia Romagna e l’Istituto Parri di Bologna, oltre a vari Istituti scolastici.

Come ha dichiarato Elisabetta Ruffini, curatrice della mostra, Charlotte Delbo “ci racconta le storie delle 230 deportate che sono partite con lei per Auschwitz, di queste solo 49 si salvarono;  ci fa scoprire storie di donne che fanno i conti con la deportazione e che poco hanno a che vedere con le immagini simbolo del deportato che noi tutti conosciamo. Fino ad allora le deportate erano vite senza attributi e finivano col coincidere con i deportati uomini, senza differenze. Delbo inizia dalle differenze e, primariamente, dal corpo che ne sta all’origine. Per fare un esempio, la Vittoria Nenni – figlia di Pietro Nenni, internata ad Auschwitz, dove muore, il 15 luglio 1943 – del  ritratto di Renato Guttuso, riprodotto nel 1988 sulla tessera del Psi, è molto diversa dalla Vivà di cui parla Charlotte Delbo, essendole stata amica e avendo conosciuto insieme a lei l’esperienza del lager”.

Il laboratorio

Gli studenti del Liceo Lussana, che già in precedenza hanno fatto da guide e illustrato la mostra, consegneranno la loro esperienza didattica e di guide agli studenti bolognesi del Liceo Laura Bassi, mediante una serie di lavori di gruppo, coordinati da Elisabetta Ruffini e da Massimo Castoldi, oltre che dai loro insegnanti.

Le vestigia della Grande Guerra nel piacentino. Dagli archivi comunali alle aule scolastiche

CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA

Le vestigia della Grande Guerra nel piacentino Dagli archivi comunali alle aule scolastiche

LABORATORIO STORICO-DIDATTICO febbraio-maggio 2017

24 maggio 2017 ore 10,00 – 12,00
Auditorium Campus Cariparma Crédit Agricole
via San Bartolomeo 40 – Piacenza

Presentazione dei lavori svolti dalle scuole
. Scuola media “E. Fermi” di Bettola, classe 3B videointervista Samir VS Luigi: 1917 – 2017
. Scuola media “Vittorino da Feltre” di Bobbio, classi 3A e 3B Pagine di diario (profughi della Grande Guerra e di oggi)
. Scuola media “E. Cremona” di Agazzano, classe 3D e ragazzi del laboratorio storico: video Ieri, oggi, allo specchio        
. Scuola media “E. Carella” di Pianello, classe 3A video C’erano una volta …i profughi italiani
. Scuola media “F. Petrarca” di Pontenure, classe 3A: video Profughi… in cammino sulla linea del tempo
. Scuola media “I. Calvino” di Piacenza, classi 2A e 3A: presentazione e intervista Caporetto-Lampedusa, il viaggio continua

Dalla Resistenza alla ricostruzione

Costruire un curriculum verticale di formazione storica
per l’acquisizione di competenze disciplinari e di cittadinanza
Gennaio 2017 – Maggio 2019

Il professor Andrea F. Saba (Istituto nazionale Ferruccio Parri, Milano) e il professor Simone Campanozzi (Ilsc) tengono  il primo incontro del laboratorio Dalla Resistenza alla ricostruzione. L’incontro verte sul modello laboratoriale dello studio di caso ed è uno dei Cantieri di didattica della Storia, progettati all’interno del Comitato tecnico-scientifico della didattica della storia dell’Usr Lombarida

22 marzo 2017, ore 15.00 – 18.00, Casa della Memoria, via F. Confalonieri 14, Milano

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Progetto didattico tra Fondazione Memoria della Deportazione e Casa della Conferenza di Wannsee

 

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Nei giorni 15-16-17 marzo il prof. Massimo Castoldi, direttore della Fondazione Memoria della Deportazione, con la Prof. Daniela Di Vaio e la prof. Stefania Imbriani, guideranno un gruppo di 24 studenti (la III F del Liceo Donatelli Pascal di Milano) a Berlino insieme con Lore Kleiber e Tommaso Speccher tra le tracce della Memoria del XX secolo della città. L’itinerario prevede oltre a una breve visita sui luoghi della memoria e alla Topografia del Terrore, anche un’intera giornata seminariale sul tema Nazismo e Fascismo allo specchio, nella quale gli studenti saranno chiamati a lavorare sui temi Cultura, famiglia e propaganda nelle due dittaure, le leggi di Norimberga e le leggi razziali, il mito italiano del Duce e il mito di Hitler, con laboratori guidati su persecuzione, deportazione e sterminio. Si terrà anche l’ultimo giorno un incontro con Albrecht Wagner, nato e cresciuto nella Berlino est, testimone della città di Berlino divisa e degli anni della difficile ricostruzione. L’iniziativa avvia nei fatti la collaborazione tra la Fondazione Memoria della Deportazione e la Casa della Conferenza di Wannsee, che gli studenti avranno modo di conoscere e di visitare, e sarà seguita da laboratori anche a Milano, sui luoghi della memoria e sulla storia della città negli anni del fascismo e della prima ricostruzione.

Laboratorio didattico per il Giorno della memoria: “Mai più genocidi, mai più massacri!”

LOGO Isec per la scuolaIn occasione delle iniziative per il Giorno della memoria promosse dal Comune di Sesto San Giovanni per il 2016, la sezione didattica di Fondazione Isec  propone il laboratorio didattico “Mai più genocidi, mai più massacri! I principi della Costituzione Repubblicana e del diritto internazionale come argini per il ripetersi di tragedie”.

Il laboratorio si terrà mercoledì 27 gennaio ed è aperto alle scuole secondarie di secondo grado di Sesto San Giovanni, previa prenotazione. Gli studenti verranno accompagnati in un percorso multimediale e interattivo che inizia con il ricordo della Shoà e delle tragedie sul confine orientale italiano per proseguire con il racconto di come il Diritto internazionale e i padri costituenti abbiano cercato di introdurre  principi e strumenti che impediscano il ripetersi di tali tragedie.

Responsabili del laboratorio: Stefano Agnoletto e Giorgio De Vecchi

Per contatti e iscrizioni scrivere a didattica@fondazioneisec.it

Presentazione laboratorio didattico Giorno della memoria 2016