Casignana, una strage impunita

Gaetano Errigo, nel centenario dell’avvento del fascismo, riporta alla luce il dimenticato eccidio di Casignana del 21 settembre del 1922 e lo colloca in una cornice dentro la quale le lotte per la terra e le agitazioni contadine incontrarono l’attacco unitario della borghesia agraria e latifondista, dello squadrismo fascista e degli apparati dello Stato. Quel giorno fascisti e carabinieri, con il sostegno e la direzione del prefetto di Reggio Calabria, del sottoprefetto di Gerace e del vicecommissario di pubblica sicurezza, aprirono il fuoco contro i braccianti della “Cooperativa Garibaldi” assegnataria, in base al decreto Visocchi, della foresta Callistro di proprietà del principe Carafa di Roccella.

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Rimasero uccisi l’assessore socialista Pasquale Micchia e due contadini, Rosario Conturno e Girolamo Panetta, mentre il sindaco Francesco Ceravolo e una decina di contadini rimasero gravemente feriti. Sgombrate le terre del principe, rimossa con le armi l’amministrazione socialista, arrestati gli antifascisti più determinati, mentre lo stato abdica, in un clima di violenza, qui come altrove, i suoi poteri di difesa e di conservazione, il fascismo è in “marcia”. Errigo nel ricostruire gli avvenimenti indugia sul “carattere” della laboriosa comunità di Casignana, la cui storia affonda nelle viscere della Magna Grecia, sulle debolezze dello Stato e delle istituzioni, sulla determinazione con la quale è stata ideata, progettata e costruita la strage, sull’attentato a Giuseppe Bottai, recatosi a Casignana per “pacificare” gli animi, rendendoci un quadro inedito che la colloca come prima grande strage di Stato perpetrata a danno dei lavoratori italiani. Dopo i saluti del sindaco Giuseppe Celentano dialogheranno con l’autore del volume Nuccia Guerrisi, direttrice dell’Istituto Arcuri,  e Rocco Lentini della commissione didattica dell’istituto nazionale Ferruccio Parri.