Didattica. Inizia il mese della Fondazione nelle scuole

Milano, 23 gennaio -23 febbraio 2020. Il prof. Massimo Castoldi, responsabile della didattica della Fondazione Memoria della Deportazione, incontrerà per un mese, con una serie di lezioni e di attività laboratoriali sulla memoria e sul metodo di ricerca storica, circa trecento studenti di alcuni Istituti scolastici della provincia di Milano e della regione Lombardia, ma anche provenienti dalla Francia. Gli incontri si terranno in parte nella sala conferenze della Fondazione Memoria della Deportazione, in parte nelle scuole di appartenenza. Gli incontri fissati:

  • 23 gennaio Istituto Bertacchi di Lecco (a Lecco)
  • 29 gennaio Gruppo di cinquanta studenti francesi (in Fondazione)
  • 3 febbraio proseguirà il progetto didattico già avviato con l’Istituto d’Istruzione Superiore Statale (IISS) “Giuseppe Torno” di Castano Primo (MI) (in Fondazione)
  • 4 febbraio incontro con gli studenti dell’Istituto Piero della Francesca di San Donato milanese (indirizzo socio-sanitario) (in Fondazione)
  • 10 febbraio incontro con gli studenti dell’IPSSEEC A. Olivetti di Monza (in Fondazione)
  • 11 febbraio incontro con gli studenti dell’IPSSEEC A. Olivetti di Monza (in Fondazione)

Il tema al centro dei percorsi didattici sarà quello delle

Ragioni storiche del fascismo e la memoria.

Ricostruite le origini e le ragioni storiche della dittatura al suo insorgere dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si ragionerà con gli studenti anche sull’elaborazione di una memoria consapevole sugli ultimi anni della seconda guerra mondiale, che ha conosciuto, in Germania e in Italia, percorsi differenti, scanditi da tempi e sensibilità diverse. Dopo decenni di oblio, in Germania si è avviato un processo di recupero dei luoghi della memoria del nazismo e di fondazione di centri di documentazione, nei quali è in atto una ricerca costante sui modi di trasmissione della memoria alla collettività e alle nuove generazioni.

Diversa la storia italiana, che, pur avendo fin dal 1945 elaborato una memoria diffusa dell’antifascismo e della Resistenza, è ancora segnata da reticenze e difficoltà nell’elaborazione di una memoria autocritica, capace di conservare anche il ricordo dei «torti che noi abbiamo fatto ad altri», e che è il contrario della memoria autocelebrativa, e implicitamente autoassolutoria, ancora molto diffusa.