Iniziative

Imola, 24 giugno 1999

Braccianti: il diritto e il rovescio
Immagini di vita della Bassa per una serata di racconti

Il Cidra, per le sue finalità istituzionali relative alla storia del Novecento, ha aderito con interesse ed impegno organizzativo alla realizzazione del laboratorio teatrale sulla narrazione proposto agli anziani dagli assessorati alla Cultura ed ai Servizi sociali del Comune d’Imola su progetto del dott. Ju De Andrade e avente come tema la memoria sociale e il lavoro. Ha poi operato per far sì che l’esperienza avesse un suo esito pubblico nella manifestazione che viene qui presentata e che si incentra sulle vicissitudini dei braccianti e dei lavoratori della terra e sulle loro lotte per l’emancipazione sociale, attraverso la costruzione di collettivi e cooperative. Non va dimenticato che tra noi imolesi moltissimi hanno radici generazionali nelle campagne circostanti. Il sudore, i sacrifici, le gioie e i dolori dei nostri vecchi ci hanno impastati di tenacia, solidarietà, sete di giustizia, e mediante questi valori è stato costruito e tramandato, in poco più di un secolo, un territorio fra i più fiorenti e redditizi dell’Italia intera e forse del mondo. I racconti qui riportati, le immagini che li accompagnano, sono uno spaccato di memoria che vogliato sia conosciuta e conservata. Un ringraziamento dunque ai testimoni, che si sono raccontati, al prof. Quinto Casadio, che ha consentito di riprodurre un brano dal suo importante studio sulle cooperative imolesi, e a quanti hanno dato il loro apporto di animazione alla serata e all’allestimento della mostra.
La presenza in stampe originali, oltre che in diapositiva, di foto di Enrico Pasquali dà particolare rilevanza all’evento. Nella cortesia con cui ci ha permesso di avvalerci della sua opera riconosciamo quella passione civile, quella tensione etica che ha sorretto il lavoro di una vita e che ha impresso allo scatto del suo obiettivo la qualità espressiva universalmente riconosciuta: a lui dunque, il nostro grazie particolare.
Elio Gollini
Testi a cura di Giuliana Zanelli (Editrice La Mandragora)


Attività del Cidra per l’anno 2007


Imola, 28 ottobre 2007 – 6 gennaio 2008

Sotto il nome di Garibaldi: 1936-1948, momenti di storia degli italiani

Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi organizzate dal Comune di Imola, anche il Cidra, in quanto istituto di storia della Resistenza, ha voluto valorizzare l’imponente mole di documenti e fotografie conservati nel proprio archivio.
La mostra è formata da nove pannelli allestiti nella sala riunioni e da richiami tematici all’interno dell’esposizione permanente al primo piano. Sarà aperta fino al 6 gennaio, ed intende ripercorrere i tre momenti della storia del Novecento in cui l’icona garibaldina è stata eretta a simbolo di lotta dalla sinistra italiana, rappresentando, nel tempo, sentimenti, ideali e valori quali il patriottismo, l’internazionalismo, la libertà e la giustizia.
Il primo trittico di pannelli si concentra sulla Guerra Civile spagnola. 35 imolesi parteciparono alla difesa della giovane Repubblica, nata nel 1931 ed attaccata duramente dai ribelli del generale Francisco Franco. Erano per lo più esuli antifascisti anarchici, socialisti, comunisti e repubblicani, scappati in Francia ed in altri paesi perché coerenti fin dalla prima ora nell’abiurare la dittatura fascista. Il gruppo più nutrito costituirà il Battaglione Garibaldi, proprio perché, con le parole di Randolfo Pacciardi, “si trattava di risvegliare una delle più nobili tradizioni italiane e repubblicane, quella del volontariato garibaldino in tutte le terre oppresse (…) quando l’Italia non era che un sogno in esilio”. Su pressione delle democrazie occidentali impegnate nella politica di “non intervento” il governo repubblicano decise il ritiro dal fronte delle Brigate internazionali che tennero una parata d’addio il 29 ottobre 1938 a Barcellona.
La Resistenza partigiana contro l’esercito di occupazione tedesco e la Repubblica di Salò formano il secondo nucleo preso in esame. Con il 25 luglio 1943 e il crollo di Mussolini gli italiani si illudono di una fine prossima della guerra e abbattono gli emblemi del regime. L’8 settembre il governo italiano annuncia l’armistizio con gli anglo-americani. Il re fugge da Roma e il Paese è invaso dai nazisti. Si spegne ogni speranza di uscire in modo indolore dalla guerra ed inizia la resistenza armata. La Brigata Garibaldi, così chiamata perché “la sua azione patriottica si iscrive nelle migliori tradizioni popolari e nazionali italiane”, operante nell’alta collina delle valli del Senio, del Santerno e del Sillaro, ebbe come tutte le formazioni di questo nome un orientamento comunista. Dopo essersi denominata IV Brigata, nel riordino delle formazioni divenne la 36° e prese il nome di “Alessandro Bianconcini”. Nel giugno del 1944 assunse un assetto stabile sotto la guida di Luigi Tinti (Bob) con Guido Gualandi (il Moro) quale commissario politico. Nell’autunno le azioni partigiane, sia della 36°, sia delle formazioni collegate del Sap, si intensificarono nell’alta e media collina. In tutto l’Appennino tra Emilia-Romagna e Toscana, i tedeschi si inferociscono con rappresaglie sulla popolazione civile. Dopo aver liberato i comuni della vallata del Santerno (dicembre 1944) l’avanzata si ferma. Riprenderà in primavera con la liberazione di Imola (14 aprile 1945).
Gli ultimi tre pannelli illustrano le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana, nell’aprile del 1948. In quell’occasione l’immagine di Garibaldi fu utilizzata dal Fronte Democratico Popolare. Era una garanzia di coerenza con le passate esperienze e legittimava l’unione del PCI con il PSI rendendola più appetibile alle masse popolari e ai ceti medi. Per spiegare la scelta del simbolo ed avendo l’obiettivo di allargare la base di voti, Nenni, nel comizio di chiusura, si ricollegava alla tradizione garibaldina perché il nuovo connubio elettorale “rappresentava le stesse forze di progresso che un secolo fa si unirono dietro Garibaldi”.
La campagna elettorale si svolse in un clima di “guerra fredda”, con gli orientamenti degli italiani congelati in compartimenti stagni. Una parte degli elettori era rappresentata dal Fronte con l’Unione Sovietica come faro ispiratore, l’altra si identificava con la Democrazia Cristiana, appoggiata a sua volta dal Vaticano e dagli Stati Uniti. La forte ideologizzazione e la conseguente mobilitazione totale delle forze politiche contribuirono a trasferire nei cittadini il senso di uno scontro finale. Tutto ciò si traduceva, concretamente, in un’osmosi tra pubblico e privato e in una concezione totalizzante della politica. Lo dimostra un curioso documento contenuto nel fondo dei Democratici di Sinistra di Castel San Pietro, da poco acquisito dal Cidra ed ancora in fase di riordino. In esso la cancellazione di una contravvenzione comminata ad alcuni attivisti, veniva giudicata una “grande vittoria del Fronte”. Oppure un’emozionante fotografia che inquadra una manifestazione del Fronte, nella piazza grande di Imola, stipata di gente inebriata da fervente volontarismo, mostra il palazzo comunale addobbato con gli stendardi ufficiali affiancati ai manifesti di propaganda, quasi che la maggioranza schiacciante dei partiti di sinistra nel nostro territorio legittimasse l’uso dei luoghi istituzionali a scopi elettorali o di parte.
Il peculiare valore del fondo castellano deriva dal fatto che il materiale documentario riguardante l’esperienza frontista è pressoché introvabile negli archivi dei partiti. Una rimozione non del tutto involontaria se si considera la cocente sconfitta subita e la difficile coabitazione tra il PCI e il PSI.
Va segnalato, infine, un episodio curioso, da ascrivere a quelle sterzate del destino che rendono più straniante e divertente il nostro lavoro. Durante l’allestimento della mostra ci è stata donata una preziosa statuetta di creta dipinta, raffigurante Garibaldi e risalente, approssimativamente, ai primi del Novecento. Ora, dopo quasi cento anni di meritato riposo sul mobile della camera da letto della signora Clementina Morara, l’eroe dei due Mondi ha ritenuto opportuno vigilare sul nostro operato.
Lo spunto dell’immagine garibaldina utilizzata a più riprese dalla sinistra, ci ha permesso di soffermarci sull’eroica coerenza di alcuni uomini e donne che si sono offerti prima alla Spagna sofferente, poi al loro Paese, appena le condizioni lo hanno reso possibile. Ed alcuni di loro sono caduti sul campo, come Alessandro Bianconcini (fucilato al Poligono di tiro di Bologna il 27 gennaio 1944) e Roberto Gherardi (ucciso nella battaglia di Purocielo l’11 ottobre 1944). Sono esempi edificanti perché la loro integrità morale e la loro tensione verso un miglioramento delle condizioni umane hanno resistito nel tempo a tribolazioni e sofferenze difficilmente rappresentabili in ricostruzioni postume. Perseguitati dai nemici, a volte sfruttati o abbandonati dai propri amici, hanno continuato a lottare con slancio e generosa incoscienza comuni solo a chi crede ciecamente in quello che sta facendo. Il nostro Garibaldi ha abbozzato un sorriso di sincera approvazione.
Marco Orazi (Università Aperta – Terza Pagina, Editrice La Mandragora)

La mostra è disponibile gratuitamente al prestito, ad eccezione delle spese di trasporto e montaggio


Attività del Cidra per l’anno 2008


Attività del Cidra per l’anno 2009

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