Mostre

Tutte le mostre realizzate dall’Istituto sono a disposizione sia delle pubbliche amministrazioni che degli istituti scolastici qualora volessero affittarle ed esporle presso spazi da loro allestiti.

PIACENZA 1938 – 1945. LE LEGGI RAZZIALI

cogni valori della stirpe

La mostra del 2009 e il libro che l’accompagna e che ne costituisce il catalogo portano a compimento le ricerche condotte dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Con­temporanea di Piacenza sulla persecuzione razziale nel piacentino, sulle conseguenze esistenziali, sociali ed economiche per coloro che la subirono, e sullo sfondo ideologico che ne accompagnò l’applicazione.

L’indagine sviluppata sulle fonti presenta un panorama degno di attenzione rispetto alle modalità d’espres­sione dell’antisemitismo in una provincia che aveva subito sia il secolare processo di dispersione nei Comuni rurali della piccola e originaria comunità ebraica, sia, successivamente, quello di una profon­da integrazione degli ebrei nella società locale. Negli anni ’30, inoltre, esiguo era il numero di praticanti la religione ebraica, come attesta l’accorpamento delle comunità di Fioren­zuola, Monticelli e Cortemaggiore all’Università israelitica di Parma tra il 1925 e il 1933. Tutti questi elementi potrebbero indurre la convinzione che il territorio fosse rimasto sostanzialmente immune dall’applicazione delle leggi razziali che videro partire per Auschwitz, dalle carceri di Piacenza, “solo” sei persone, di cui quattro di origine tedesca, nel periodo di stretta collaborazione tra la R.S.I. e la Germania.

In realtà, anche i piacentini, come tutti gli italiani, furono coinvolti nella campagna di “formazione al razzismo” orchestrata dal regime attraverso la stampa e le conferenze dei locali Istituti di Cultura e la scuola, come dimostrano il plauso espresso dallo stesso Mussolini e dal suo Ministro della Cultura Popolare, Dino Alfieri, al quotidiano “La Scure”, il coinvolgimento degli intellet­tuali nell’opera d’indottrinamento, la convinta revisione dei programmi.

In che misura la propaganda poté effettivamente incidere sulle coscienze? Non siamo in grado di determinarlo. Si può però osservare che l’appli­cazione delle leggi razziali, puntuale, meticolosa, assidua, capillare per tutti gli ebrei della Provincia, lasciò il resto della cittadinanza – per paura o per convinzione – completamente o in massima parte indifferente, mentre raris­sime, anche se preziose, furono le eccezioni di aiuto ai perseguitati. E non si può ritenere che l’azione delle autorità rimanesse ignota alla popolazione.

Più di cento persone furono registrate dai diversi organismi di repressione come appartenenti alla “razza ebraica” nel Piacentino (l’elenco e i dati anagrafici fondamentali della persecuzione vengono riportati sul “Quaderno”). Ebrei da controllare, rimandare – se stranieri – nei territori del Terzo Reich, dove già i “semiti” erano stermi­nati; da espellere dalle scuole, limitare nell’uso dei beni e negli spostamenti; da privare del lavoro e di aiuto quando anziani; a cui requisire anche le ra­dio.

Nella Mostra, avente soprattutto scopo didattico, la presentazione dei documenti archivistici e degli articoli della locale stampa è accompagnata dalla narrazione degli elementi di contesto storico genera­le e dalle immagini della propaganda antiebraica, riprodotta in particolare sul periodico “La Difesa della razza”.

Dei quattro capitoli in cui si articola l’esposizione – “Preparazione cultu­rale e propaganda”, “Le leggi razziali dell’Italia fascista”, “L’applicazione delle leggi antiebraiche”, “La spoliazione dei beni” – sono in particolare gli ultimi due a riguardare più direttamente l’attività persecutoria portata a compimento sul nostro territorio, anche se il primo, che presenta una selezione d’articoli effettuata sulla base dello spoglio de “la Scure” e della stampa periodica, è utile per comprendere il clima culturale del periodo, ed il secondo per documentare la sollecitudine dei funzionari e i rappor­ti gerarchici tra gli apparati di regime.

Guarda la copertina del catalogo

SENZA DESTINO. STORIE E MEMORIE DEI DEPORTATI PIACENTINI NEI LAGER NAZISTI

CesareGaudenzi retro librettoLa Mostra del 2005 documenta il lavoro di ricerca storica durato tre anni e avente lo scopo di effettuare una completa ricognizione di tutti i deportati dalla provincia di Piacenza alla Germania di Hitler dopo l’8 settembre ’43.

Il lavoro di ricerca ha goduto del sostegno del Comitato provinciale e regionale per le celebrazioni del 60° della Liberazione, del Comune e della Provincia di Piacenza, che ha contribuito anche, con l’Assessorato alla Formazione,  all’allestimento della mostra.

In 43 pannelli (70 x 100 cm.), vengono illustrati i dati della deportazione rielaborati graficamente e il contesto storico, generale e locale, che rendono comprensibile il meccanismo, le caratteristiche e le modalità della stessa.

Ai tabelloni che presentano l’andamento della guerra, le caratteristiche dei Campi di concentramento per ebrei e politici e dei campi di lavoro per coatti, si aggiungono quelli contenenti foto, documenti e testimonianze dirette e indirette della deportazione dal nostro territorio, consentendo un’immersione completa nel problema, che aiuta il visitatore a collegare i fenomeni, compararli, farsi un’idea del passato drammatico vissuto dai propri nonni e parenti.

Il percorso è pensato in funzione esplicativa e perciò didattica, di facile fruizione e utilizzo per un approfondimento dei temi della II guerra mondiale, della storia locale, delle vicende resistenziali e, naturalmente, del complesso sistema della deportazione.

Guarda alcuni pannelli:

Garatti;Gazzola; Rastrellamento; Panelli; Fiorcari; Lero; Gambarelli

PIACENZA, STORIE PARALLELE: LA CITTA’ E LE SUE VALLATE 1943-1945

La mostra del 2004 ripercorre la storia della Resistenza piacentina dal settembre del 1943 fino alla Liberazione della città il 28 aprile 1945. Parallelamente agli eventi nazionali, Piacenza e le sue vallate prendono parte al processo di organizzazione di bande partigiane raccogliendo centinaia di adesioni e arrivando alla formazione di repubbliche partigiane, esperienze brevi ma significative per il territorio e la cittadinanza. I pannelli illustrano, attraverso immagini e documentazione d’archivio, l’evolversi dell’esperienza resistenziale e le particolarità delle formazioni partigiane locali, ricostruendo il difficile processo di coesione e collaborazione tra le diverse bande stanziate nelle quattro vallate piacentine.

Guarda alcuni pannelli:

Le donne nella resistenza; la lunga estate; le repubbliche; la liberazione a Piacenza; la primavera del ’44

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