Presentazione della Banca dati del partigianato ligure ILSREC

Mercoledì 19 aprile, a Genova nel  Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi alle ore 17.00, si terrà la presentazione della Banca dati del partigianato ligure. La giornata di studio è promossa dall’ILSREC, con il contributo di Compagnia di San Paolo e Coop Liguria, la partecipazione degli Istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Imperia, Savona, Spezia, delle confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e il patrocinio del Comune di Genova.

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Al convegno, presieduto dal direttore scientifico ILSREC Maria Elisabetta Tonizzi e introdotto dal coordinatore scientifico ILSREC Paolo Battifora,  dopo gli indirizzi di saluto del sindaco Marco Doria, del presidente dell’Anpi provinciale di Genova Massimo Bisca, del membro del Comitato di gestione della Compagnia di San Paolo Roberto Timossi, del presidente di Coop Liguria Francesco Berardini e del segretario della Camera del lavoro genovese Ivano Bosco, interverranno i ricercatori ILSREC Francesco Caorsi  (La banca dati del partigianato ligure. Genesi e sviluppo del progetto) e Alessio Parisi (Da Piazza Vittoria all’Archivio centrale dello Stato. Storia del fondo Ricompart).

La relazione conclusiva sarà tenuta dal presidente ILSREC Giacomo Ronzitti.

 

Dal 18 aprile la Banca dati del partigianato ligure sarà on line e consultabile dal sito www.ilsrec.it  Al momento sono state inserite 10.526 schede  corrispondenti alle lettere “A” “B” “C”. I primi risultati del lavoro, coordinato dai ricercatori ILSREC Francesco Caorsi e Alessio Parisi, con la collaborazione di volontari, tirocinanti e del personale dell’Istituto, e realizzato in tutte le sue fasi grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo, saranno presentati nell’ambito del convegno.

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La Banca dati del partigianato ligure, progetto di ricerca avviato nel 2016, permetterà di individuare tutti coloro, che a vario titolo, hanno partecipato alla lotta di Liberazione nel territorio ligure e che hanno ricevuto l’accertamento della qualifica partigiana. Le informazioni presenti in ogni singolo record concorrono a tracciare delle brevi biografie, evidenziando il legame tra le singole esperienze, il territorio e la Storia in cui esse hanno preso vita. Il progetto è aperto e chiunque voglia contribuire al suo completamento con testimonianze, carte, archivi familiari, potrà farlo scrivendo alla casella di posta partigianato.ligure@ilsrec.it

 Programma

“Storia e memoria” (1/2015) dedicato al 70° della Liberazione

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E’ uscito il nuovo numero del semestrale ILSREC “Storia è Memoria” (1/2015), diretto da Giancarlo Piombino.

Il numero si apre con una sezione interamente dedicata al settantesimo anniversario della Liberazione, documentando le iniziative che l’Istituto ha promosso, organizzato e patrocinato, rivolgendosi ai giovani e più in generale alla cittadinanza genovese al fine di celebrare la ricorrenza del 25 aprile.

Seguono gli atti del convegno su Rosario Fucile, il presidente dell’Aned genovese ricordato a cento anni dalla nascita, e i contributi di Rosario Magiameli su Il Mezzogiorno nel 1944 e di Carlo Brusco sulla rivista “Il diritto razzista” (1939-1942).

In copertina Verso la città, opera di Attilio Magini, facente parte della serie Disegni sulla Resistenza (1975) donata in parte dalla figlia dell’artista, Fiamma, all’Archivio ILSREC.

 

indice “Storia e memoria” 1/2015

 

70° Liberazione_ Una firma per la pace e la riconciliazione tra i popoli

Sabato 25 aprile 2015, a Villa Migone, alle ore 16.00, nella ricorrenza del 70° anniversario della Liberazione e della resa del generale Günther Meinhold al Cln della Liguria, si è tenuta la cerimonia commemorativa “Una firma per la pace e la riconciliazione tra i popoli”, organizzata dall’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, il Goethe-Institut Genua e il Comune di Genova. All’iniziativa sono intervenuti Giacomo Ronzitti, Presidente ILSREC, Roberta Canu, Direttore Goethe-Institut Genua, Marco Doria, Sindaco di Genova, Peter Dettmar, Console generale della Repubblica Federale di Germania.

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Nella residenza privata del cardinale Pietro Boetto, situata nel quartiere genovese di San Fruttuoso accanto al parco di villa Imperiale, il 25 aprile fu firmata la resa da parte del generale tedesco Günther  Meinhold. Sede ideale per la sua neutralità ma anche per una tipologia architettonica.  villa Migone accolse, nel pomeriggio del 25 aprile, le due delegazioni: quella tedesca era composta dal generale Meinhold, dal capitano Asmus e dal sergente, con funzione di interprete, Joseph Pohl (che si sarebbe suicidato nel corso della notte), mentre quella resistenziale era guidata dal comunista Remo Scappini (Giovanni o Mario Rossi), presidente del Cln ligure, coadiuvato dai liberali Errico Martino (Parini) e Giovanni Savoretti (Lanza) e dal comandante della piazza di Genova Mauro Aloni (Violino). Erano presenti anche il console tedesco Hasso von Etzdorf e Carmine Alfredo Romanzi (Stefano), uomo di collegamento tra Meinhold e il Cln. Dopo circa tre ore di trattative, alle 19.30 il generale Meinhold firmò l’atto di resa dell’esercito tedesco che, a decorrere dal mattino successivo, si sarebbe consegnato ai partigiani del Corpo volontari della libertà. Il documento originale è oggi conservato a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova.

 

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70° Liberazione_ scoprimento della lapide in ricordo dei magistrati caduti nella lotta di Resistenza

Nell’ambito delle iniziative promosse dall’ILSREC per celebrare il 70° anniversario della Liberazione, il 24 aprile, nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Genova, alle ore 12.00, si è tenuta la la cerimonia di scoprimento della lapide in ricordo dei magistrati caduti nella lotta di Resistenza: Dino Col, Francesco Drago, Nicola Panevino, Vittorio Scala. All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati, il Comune di Genova e l’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, hanno partecipato Mario Tuttobene, Presidente ANM sezione ligure, Giacomo Ronzitti, Presidente ILSREC e Marco Doria, Sindaco di Genova.

Il testo della targa commemorativa è stato composto dal magistrato, scrittore e poeta, Adriano Sansa.

Dino ColsitoNato nel 1904 a Sassari, nel 1944 era pretore a Sampierdarena.  Nel corso della sua vita manifestò ripetutamente, anche in pubblico, il suo sentimento democratico e la sua avversione al regime totalitario. Il 27 giugno 1944 fu prelevato dalle SS mentre si trovava nel Palazzo di Giustizia, con l’accusa di appartenere ad organizzazioni clandestine. Portato alla Casa dello Studente, sede del Comando SS utilizzata come centro di repressione, venne ripetutamente torturato. Fu infine deportato nel campo di Flossenbürg, dove morì l’ultimo giorno del 1944, a seguito delle vessazioni subite.

 

Francesco DragositoNato a Messina nel 1906, negli anni Quaranta era sostituto procuratore di Stato a Savona. Nel gennaio 1944 venne arrestato per avere ripetutamente manifestato la propria avversione al regime fascista. Riuscito ad evadere, andò in montagna per unirsi alle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà. L’unità alla quale apparteneva, il 30 dicembre 1944 si scontrò con una formazione della Repubblica Sociale: difesosi sino all’ultimo e risoluto a non arrendersi, venne infine colpito e ucciso.

 

 

Nicola PanevinositoNato nel 1910 a Carbone, in provincia di Potenza, dal 1938 era giudice al Tribunale di Savona. Iscritto clandestinamente al Partito d’Azione, svolse un’importante attività organizzativa, fino a trasformare il suo stesso ufficio in una sede del Comitato di Liberazione Nazionale e a coinvolgere molti suoi collaboratori. Nel dicembre 1944 fu arrestato dalla polizia militare della divisione San Marco: il 23 marzo 1945 venne fucilato con altri detenuti politici.

 

 

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Nato a Nola nel 1901, negli anni Quaranta era giudice al Tribunale di La Spezia. Nel novembre 1944, mentre si trovava nel suo ufficio, fu arrestato dalle SS in quanto membro clandestino del Comitato di Liberazione Nazionale. Condotto alla caserma della X Mas spezzina, fu sottoposto ad ogni genere di tortura. In seguito fu deportato nel lager di Mauthausen, dove morì il 15 marzo 1945 a seguito dei maltrattamenti e delle atroci privazioni subite.

 

 

 

Le fotografie che si pubblicano sono tratte dal volume: Consiglio Superiore della Magistratura, La magistratura nella lotta di liberazione: i caduti, Roma, 1976.

 

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Genova 1943-1945. Occupazione tedesca, fascismo repubblicano, Resistenza_ presentazione volume ILSREC

 

Il 23 aprile, nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, alle ore 17.30, l’ILSREC, in collaborazione con il Consiglio regionale Assemblea Legislativa della Liguria, il Comune di Genova e il Dipartimento di Scienze Politiche della Scuola di Scienze sociali dell’Università di Genova, ha  presentato il volume collettaneo Genova 1943-1945. Occupazione tedesca, fascismo repubblicano, Resistenza, curato da Maria Elisabetta Tonizzi e Paolo Battifora ed edito per i tipi di Rubbettino editore.

Dopo l’introduzione del Presidente ILSREC Giacomo Ronzitti e di Maria Elisabetta Tonizzi, Direttore scientifico ILSREC e docente alla Scuola di Scienze Sociali dell’Università di Genova, hanno preso la parola Paolo Battifora, Coordinatore scientifico ILSREC e Giovanni Battista Varnier, Vice Presidente ILSREC e docente nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Genova.  

Per i saluti conclusivi è intervenuto il Sindaco di Genova Marco Doria.

A conclusione dell’incontro, Fiamma Mangini ha donato all’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea tredici opere della serie Disegni sulla Resistenza (1975, inchiostri su carta, cm 70×100) del padre Attilio che andranno a costituire il Fondo “Attilio Mangini”.

 

In occasione del 70° anniversario della Liberazione, l’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea ha promosso la pubblicazione del volume Genova 1943-1945. Occupazione tedesca, fascismo repubblicano, Resistenza, frutto del lavoro di ricerca che ha impegnato per circa due anni un gruppo di storici dell’ILSREC.

  Genova 1943-1945A fronte di una storiografia sulla Resistenza, militare e politica, in Liguria e nell’entroterra genovese, ormai piuttosto ricca, è mancato invece fino ad ora uno studio concentrato esclusivamente sulla città e riguardante non soltanto la Resistenza urbana ma l’intero spettro delle forze sul campo. Il volume è composto da sette saggi divisi in due parti. Nella prima, intitolata Attori, sono raccolti cinque contributi dedicati rispettivamente: all’occupazione tedesca e alla Repubblica sociale (Paolo Battifora); alla Resistenza politica (Guido Levi), alle azioni di guerriglia urbana dei Gruppi di azione patriottica (Franco Gimelli); agli Alleati (Maurizio Fiorillo) e al ruolo svolto dalla Chiesa genovese (Giovanni B. Varnier). Nella seconda parte, intitolata Eventi, sono invece trattate la deportazione politica e di lavoro (Irene Guerrini e Marco Pluviano) e la deportazione razziale (Chiara Dogliotti). La ricognizione di una vasta gamma di fonti primarie scritte e orali, alcune precedentemente non utilizzate con sistematicità, ha permesso non soltanto una più approfondita e aggiornata messa a fuoco dei temi predetti, ma anche la ricostruzione fattuale e critica di aspetti non ancora oggetto di analisi storiografica.

L’opera è stata realizzata con il contributo del Consiglio regionale Assemblea legislativa della Liguria.

 http://www.store.rubbettinoeditore.it/genova-1943-1945.html

 

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La Storia in Piazza_edizione 2015_Le età del Capitalismo

 

StoriainpiazzasitoLa Storia in Piazza

Le età del Capitalismo

 

La sesta edizione di  la Storia in Piazza, dal 16 al 19 aprile, ha proposto un lungo viaggio nella storia del capitalismo, dalla sua preistoria per ripercorrere i luoghi dei suoi primi trionfi, la rivoluzione industriale e poi seguirne i percorsi, le crisi e i mutamenti fino al presente. Non un festival dedicato alla storia economica, ma una rassegna che ha considerato il capitalismo nel suo complesso: i suoi sostenitori, i suoi nemici, il suo rapporto con le religioni, le idee ad esso connesse, le ansie alle quali ha dato luogo, il suo rapporto con il concetto di “modernità”, le cause e gli effetti delle “grandi crisi”.

La manifestazione, organizzata da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la cultura, con il patrocinio del Comune di Genova, della Regione Liguria, del Centro Primo Levi, della Camera di Commercio, dell’Università degli studi di Genova e dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, è stata curata dallo storico Donald Sassoon, con Luca Borzani, presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, dal sociologo Alessandro Cavalli  e da Antonio Gibelli, già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Genova.

La globalizzazione, la progressiva crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo, è sostenuta da un’ideologia altrettanto globale: il capitalismo di mercato. Nelle società tardo capitalistiche, che costituiscono il cuore del sistema, nessuna forza si oppone alla sua universale accettazione.
Nelle economie emergenti di Cina, Brasile e India il dibattito si incentra su quale tipo di capitalismo debba prevalere.
Ma qual è il livello di coesione nelle società tardo capitalistiche?
In Occidente non siamo mai stati così ricchi, eppure le disuguaglianze sono aumentate. Il vecchio sogno dell’égalité è stato di fatto abbandonato. Tutti sembriamo accettare l’attuale ordine economico come l’unico possibile Negli ultimi decenni del XIX secolo, tale trionfo non era affatto prevedibile. L’avanzata del capitalismo industriale era invece la causa di un diffuso sentimento di preoccupazione e la sua diffusione determinava uno sconvolgimento senza precedenti a partire dall’urbanizzazione tumultuosa e al mutato rapporto tra città e campagna. Entro il 1880, almeno in Europa, il dibattito all’interno delle élite politiche si snodava tra l’assunto dell’inevitabilità dell’industrializzazione e il timore (per i socialisti, la speranza) che tale processo avrebbe destabilizzato il sistema politico stesso. L’élite liberal aveva abbracciato con entusiasmo il capitalismo in quanto portatore di progresso e crescita economica. I socialisti, pur accettando l’inevitabilità del capitalismo ed apprezzandone l’attitudine a fare terra bruciata delle tradizioni, avevano come meta una società senza classi e privilegi. Infine c’erano i “reazionari”, nostalgici di un passato idealizzato che, pur non avendo alcuna chance di vittoria, raccoglievano consensi tra coloro che si sentivano minacciati dalla modernità.
D’altronde se il mutamento può essere considerato un elemento costante della storia, un certo scetticismo verso il nuovo non è un atteggiamento necessariamente sbagliato dato che ogni cambiamento, anche graduale, va raramente a effettivo vantaggio di tutti. Così, alla fine del XIX secolo, si diffuse il desiderio comune di migliorare il destino di coloro che, pur avendo accettato l’inesorabilità del capitalismo, soffrivano per le modalità di produzione e di distribuzione della ricchezza. Questo è il motivo per cui, fino a non molto tempo fa, in Europa, davvero pochi partiti politici di massa erano sostenitori disinibiti del mercato. Addirittura, nel periodo tra le due guerre, crebbe la riluttanza ad abbracciare l’ideologia filo-capitalista. A rendere il capitalismo sempre meno popolare contribuirono la diffusa e massiccia inflazione nell’Europa centrale all’inizio degli anni Venti, il crollo del ’29 e la conseguente Grande Depressione e un ritorno al protezionismo. Dopo il 1945 la maggior parte delle economie capitaliste si orientarono verso ciò che fu chiamato il Welfare State “keynesiano”. La crescita dei salari fornì al capitalismo una legittimazione formidabile.
È stata la cosiddetta “età dell’oro del capitalismo” (1945-75). La democratizzazione dei consumi e le libertà politiche hanno sancito la vittoria del capitalismo di mercato. Alcune delle economie comuniste riuscirono a porre le fondamenta di una società industriale, ma non riuscirono a sviluppare né una società dei consumi né la libertà politica.
Oggi l’ideologia dominante è il neoliberismo che deve affrontare un problema fondamentale, quello dei limiti ecologici della crescita. Infatti, oggi, i principali ostacoli alla continua espansione e alla stabilità del capitalismo non sono la lotta di classe o le aspirazioni rivoluzionarie dei “dannati della terra” o i fondamentalisti islamici, ma l’ecologia del pianeta. La crescita capitalistica potrebbe essa stessa destabilizzare il capitalismo.

Donald Sassoon

http://www.lastoriainpiazza.it/

ILSREC è tra gli enti organizzatori della manifestazione