La Storia in Piazza_edizione 2015_Le età del Capitalismo

 

StoriainpiazzasitoLa Storia in Piazza

Le età del Capitalismo

 

La sesta edizione di  la Storia in Piazza, dal 16 al 19 aprile, ha proposto un lungo viaggio nella storia del capitalismo, dalla sua preistoria per ripercorrere i luoghi dei suoi primi trionfi, la rivoluzione industriale e poi seguirne i percorsi, le crisi e i mutamenti fino al presente. Non un festival dedicato alla storia economica, ma una rassegna che ha considerato il capitalismo nel suo complesso: i suoi sostenitori, i suoi nemici, il suo rapporto con le religioni, le idee ad esso connesse, le ansie alle quali ha dato luogo, il suo rapporto con il concetto di “modernità”, le cause e gli effetti delle “grandi crisi”.

La manifestazione, organizzata da Genova Palazzo Ducale Fondazione per la cultura, con il patrocinio del Comune di Genova, della Regione Liguria, del Centro Primo Levi, della Camera di Commercio, dell’Università degli studi di Genova e dell’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, è stata curata dallo storico Donald Sassoon, con Luca Borzani, presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, dal sociologo Alessandro Cavalli  e da Antonio Gibelli, già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Genova.

La globalizzazione, la progressiva crescita dell’integrazione economica, sociale e culturale tra le diverse aree del mondo, è sostenuta da un’ideologia altrettanto globale: il capitalismo di mercato. Nelle società tardo capitalistiche, che costituiscono il cuore del sistema, nessuna forza si oppone alla sua universale accettazione.
Nelle economie emergenti di Cina, Brasile e India il dibattito si incentra su quale tipo di capitalismo debba prevalere.
Ma qual è il livello di coesione nelle società tardo capitalistiche?
In Occidente non siamo mai stati così ricchi, eppure le disuguaglianze sono aumentate. Il vecchio sogno dell’égalité è stato di fatto abbandonato. Tutti sembriamo accettare l’attuale ordine economico come l’unico possibile Negli ultimi decenni del XIX secolo, tale trionfo non era affatto prevedibile. L’avanzata del capitalismo industriale era invece la causa di un diffuso sentimento di preoccupazione e la sua diffusione determinava uno sconvolgimento senza precedenti a partire dall’urbanizzazione tumultuosa e al mutato rapporto tra città e campagna. Entro il 1880, almeno in Europa, il dibattito all’interno delle élite politiche si snodava tra l’assunto dell’inevitabilità dell’industrializzazione e il timore (per i socialisti, la speranza) che tale processo avrebbe destabilizzato il sistema politico stesso. L’élite liberal aveva abbracciato con entusiasmo il capitalismo in quanto portatore di progresso e crescita economica. I socialisti, pur accettando l’inevitabilità del capitalismo ed apprezzandone l’attitudine a fare terra bruciata delle tradizioni, avevano come meta una società senza classi e privilegi. Infine c’erano i “reazionari”, nostalgici di un passato idealizzato che, pur non avendo alcuna chance di vittoria, raccoglievano consensi tra coloro che si sentivano minacciati dalla modernità.
D’altronde se il mutamento può essere considerato un elemento costante della storia, un certo scetticismo verso il nuovo non è un atteggiamento necessariamente sbagliato dato che ogni cambiamento, anche graduale, va raramente a effettivo vantaggio di tutti. Così, alla fine del XIX secolo, si diffuse il desiderio comune di migliorare il destino di coloro che, pur avendo accettato l’inesorabilità del capitalismo, soffrivano per le modalità di produzione e di distribuzione della ricchezza. Questo è il motivo per cui, fino a non molto tempo fa, in Europa, davvero pochi partiti politici di massa erano sostenitori disinibiti del mercato. Addirittura, nel periodo tra le due guerre, crebbe la riluttanza ad abbracciare l’ideologia filo-capitalista. A rendere il capitalismo sempre meno popolare contribuirono la diffusa e massiccia inflazione nell’Europa centrale all’inizio degli anni Venti, il crollo del ’29 e la conseguente Grande Depressione e un ritorno al protezionismo. Dopo il 1945 la maggior parte delle economie capitaliste si orientarono verso ciò che fu chiamato il Welfare State “keynesiano”. La crescita dei salari fornì al capitalismo una legittimazione formidabile.
È stata la cosiddetta “età dell’oro del capitalismo” (1945-75). La democratizzazione dei consumi e le libertà politiche hanno sancito la vittoria del capitalismo di mercato. Alcune delle economie comuniste riuscirono a porre le fondamenta di una società industriale, ma non riuscirono a sviluppare né una società dei consumi né la libertà politica.
Oggi l’ideologia dominante è il neoliberismo che deve affrontare un problema fondamentale, quello dei limiti ecologici della crescita. Infatti, oggi, i principali ostacoli alla continua espansione e alla stabilità del capitalismo non sono la lotta di classe o le aspirazioni rivoluzionarie dei “dannati della terra” o i fondamentalisti islamici, ma l’ecologia del pianeta. La crescita capitalistica potrebbe essa stessa destabilizzare il capitalismo.

Donald Sassoon

http://www.lastoriainpiazza.it/

ILSREC è tra gli enti organizzatori della manifestazione

 

“Il bisogno di R-ESISTERE” – Tavola rotonda fra psicoanalisi e storia

Giovedì 16 maggio 2013, ore 20,30

sala proiezioni del Museo Diffuso della Resistenza, c.so Valdocco 4/A, Torino

Alla tavola rotonda intervengono

Paola Olivetti, Anna Viacava, Giuseppe D’Agostino e Marco Revelli

Una video antologia di testimonianze di partigiane e partigiani che ricostruiscono nei loro racconti le motivazioni che li portarono ad aderire alla Resistenza aprirà il confronto fra i partecipanti alla tavola rotonda. La video selezione riproporrà, con un congruo spazio dedicato al punto di vista femminile, in genere ancora poco sondato, alcuni dei percorsi che portarono persone diverse ad impegnarsi in un’esperienza multiforme e profondamente coinvolgente, quella appunto della Resistenza, intesa in questo caso soprattutto come ambito in cui si costruirono relazione umane nuove e mature. Nella tavola rotonda le riflessioni saranno affidate a Marco Revelli, che interverrà con la strumentazione dello storico, a Paola Olivetti, che affronterà in particolare il tema del rapporto fra storia e soggettività a partire dal lavoro di raccolta e analisi delle testimonianze, e a Giuseppe D’Agostino e ad Anna Viacava, che chiameranno in causa le loro competenze in campo psicoanalitico.

L’iniziativa è organizzata dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza nel quadro delle celebrazioni della Festa della liberazione 2013.

Incontri e film per la Festa della liberazione 2013: il programma dell’Ancr

 

 

  • Lunedì 22 Aprile, ore 21, al Cecchi Point – Hub Multiculturale, Via Cecchi 17, Torino

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Proiezione del film ll segreto di Santa Vittoria, di Stanley Kramer, 1969

La Resistenza italiana, anzi, piemontese, ma vista da Hollywood…Quando in un paesino del Piemonte giunge la notizia che i tedeschi vogliono portar via tutto il vino imbottigliato, il sindaco fa nascondere gran parte delle bottiglie…

Nel cast Anna Magnani, Anthony Quinn, Renato Rascel, Virna Lisi, Hardy Krüger, Giancarlo Giannini.

 

  • Martedì 23 aprile, ore 21, al Cineteatro Baretti, via Baretti 4, Torino

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Proiezione del film Il terrorista, di Gianfranco De Bosio, 1963

A Venezia un gruppo di partigiani compie atti di sabotaggio: all’apparenza è un film d’azione, in effetti sviluppa un’analisi delle posizioni delle varie forze che si coagularono nel Cln durante la Resistenza, riproponendo le loro divergenze sul piano politico ed etico. Fra gli interpreti Gianmaria Volonté.

 

  • Mercoledì 24 aprile 2013,  ore 10.30, all’Open 011, corso Venezia 11, Torino

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Proiezione del film  Fabbriche e Resistenza a Torino – Lucento/Madonna di Campagna, di Pier Milanese, 2010

Negli spazi riattati di quel che rimane di un fabbrica importante della storia operaia e industriale di Torino, la “Elli, Zerboni & c.”,  si presenterà il film prodotto dall’Ancr che ripercorre il contributo dei lavoratori delle tante aziende dell’area di Lucento – Madonna di Campagna alla Lotta di liberazione. Fra il 25 e il 28 aprile 1945 la Zerboni fu presidiata dagli operai e dai sappisti e venne a trovarsi al centro di violenti scontri a fuoco che coinvolsero l’intero quartiere determinando momenti drammatici finché, nella serata del 27 aprile, Borgo Vittoria fu liberato. Nel film si raccontano molti altri casi ed episodi  e si offre in generale una panoramica della Resistenza in città.

Con gli autori interverrà il partigiano sappista Enzo Pettini.

 

  • Giovedì 9 maggio ore 17,30, sala proiezioni del Museo Diffuso della Resistenza, c.so Valdocco 4/A, Torino

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Anteprima del film Cime e valli della 17ª – storia della 17ª Brigata Garibaldi “Felice Cima”, di Alberto Signetto

Il contributo alla Lotta di liberazione dei partigiani della 17ª, operante intorno al Col del Lys, in un rapporto stretto con Torino e cintura. Il tema della trasmissione della memoria ai giovani si affianca nel film alla storia partigiana.

Con il regista interverranno il partigiano Romualdo Siccardi e lo storico Bruno Maida

 

  • Giovedì 16 maggio, ore 20,30, sala proiezioni del Museo Diffuso della Resistenza, c.so Valdocco 4/A, Torino

Il bisogno di R-ESISTERE – Tavola rotonda fra psicoanalisi e storia

A partire da documenti filmati e utilizzando la prospettiva storica e quella psicoanalitica, Paola Olivetti, Anna Viacava, Marco Revelli e Giuseppe D’Agostino rifletteranno sul significato della lotta partigiana come processo di maturazione di chi si oppose attivamente al fascismo.