Presentazione libro di Pierre Bourdieu sull’Algeria

                                        con il patrocinio di  

 

Presentazione volume

In Algeria. Immagini dello sradicamento

di Pierre Bourdieu

a cura di Franz Schultheis, Christine Frisinghelli e Andrea Rapini

 

 
Sabato 17 novembre 2012 - ore 17,30

Spazio Gerra – Piazza XXV aprile – Reggio Emilia

 

 

Saluti:
Giovanni Catellani - Assessore alla Cultura, Comune di Reggio Emilia
Paola Vezzani - Direttrice Dipartimento Comunicazione ed Economia, Università di Modena e Reggio Emilia
Mirco Carrattieri - Presidente Istoreco
Intervengono:
Marco D’Eramo - “il Manifesto”
Gian Paolo Calchi Novati - Università di Pavia
Franz Schultheis - Università San Gallo-Fondation Bourdieu
Andrea Rapini - Università di Modena e Reggio Emilia

 

 

 

Pensate per essere un supporto di ricerca senza alcuna velleità estetica, le immagini fotografiche presentate per la prima volta in Italia da questo libro sono scattate in Algeria durante la guerra di indipendenza (1954-1962). L’autore – il giovane Pierre Bourdieu – viene catapultato nel paese maghrebino per svolgere il servizio militare e qui decide di trattenersi sotto l’impulso di un faustiano desiderio di conoscenza. Sperimenta così un caleidoscopio di strumenti di inchiesta e realizza centinaia di foto che nel libro sono accompagnate da lunghi estratti degli scritti di argomento algerino di Bourdieu, alcuni mai tradotti prima. Se il cuore di queste fotografie è certamente lo sradicamento inferto dalla politica coloniale, attorno, tuttavia, emerge il tema dello spazio di possibilità aperto dalla rivoluzione, che sembra incrinare alcuni rapporti di dominio tanto tra algerini e francesi, quanto all’interno della stessa società tradizionale araba: uomini e donne, padri e figli, giovani e vecchi. L’Algeria di Bourdieu, però, parla anche di noi e suggerisce un gioco di specchi con ciò che l’intero Occidente è oggi, con la sua identità, costruita storicamente in opposizione all’Altro orientale, all”‘indigeno”, al “selvaggio” africano, al “musulmano”. Forse è proprio questa identità, oggi, a dover essere riconsiderata. Le periferie stanno diventando centro e il centro è incapace di governare la transizione.