Barcellona ferita aperta

5 aprile 2018, ore 18
ZONA K – Via Spalato 11
M5 Isola

Barcellona
ferita aperta

A 80 anni dai bombardamenti
fascisti su Barcellona

Proiezione del documentario di Monica Uriel

Partecipano

Alfonso Botti
Università di Modena e Reggio Emilia

Andrea Torre
Istituto nazionale Ferruccio Parri

Sarà presente l’autrice

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Memoria dello stalinismo e diritti umani in Russia. In ricordo di Arsenij Roginskij.

Memoria dello stalinismo e diritti umani in Russia.
In ricordo di Arsenij Roginskij.

12 marzo 2018 alle 17.30
Casa della Memoria, via Federico Confalonieri, 14 – Milano

Interverranno:
Adriano dellʼAsta,
Marta Carletti,
Maria Ferretti,
Marcello Flores,
Elda Garetto.

Storia di un paradosso

Presentazione del libro di Michel Dreyfus, L’antisemitismo a sinistra in Francia (Free Ebrei, Torino 2017)

Mercoledì 7 marzo ore 18
Casa della Memoria

Partecipano

Gadi Luzzatto Voghera,
Maria Grazia Meriggi,
Vincenzo Pinto,
Valentina Pisanty

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Dal sito della Fondazione CDEC:
Quando si pensa all’antisemitismo è quasi automatico pensare al nazismo o a un certo tipo di destra. Ma è davvero così? No, esiste un antisemitismo di sinistra che però è stato spesso ficcato sotto il tappeto della Storia. E non si tratta solo delle persecuzioni contro le religioni, compresa quella ebraica, nella Russia dei soviet o sotto Stalin. Esiste un antisemitismo di sinistra ben più antico e pernicioso che la maggior parte degli studiosi si è guardata bene dall’evidenziare. Ha fatto una scelta diversa lo storico francese Michel Dreyfus, grande esperto di movimenti operai, che ha pubblicato un saggio coraggioso: L’antisemitismo a sinistra in Francia. Storia di un paradosso (1830-2016). II volume (e-book 6,99 euro, print on demand 13,51 euro), pubblicato in Italia dall’associazione Free Ebrei e tradotto da Vincenzo Pinto, prende in esame il caso francese, che è emblematico. Soprattutto tenendo conto che Oltralpe hanno vissuto molti dei più noti socialisti utopisti. Ecco, è proprio tra le loro fila che si scoprono un gran numero di antisemiti a sorpresa. Dopo la caduta di Napoleone, la Francia iniziò ad avere un nuovo periodo di vivacità economica e nel sistema bancario e imprenditoriale non mancavano nomi ebraici. Questo poco aveva a che fare con le condizioni economiche della maggior parte degli ebrei francesi. Ma tanto bastò a molti socialisti per tirar fuori, rinfrescandoli, i peggiori stereotipi medievali sull’usuraio ebreo. Attaccare il capitalismo e attaccare gli ebrei divenne un tutt’uno. Pierre Leroux (1797-1871), forse addirittura il coniatore del termine «socialismo», in De la Ploutocratie del 1843 si esprimeva così: «I più grandi capitalisti di Francia… Ebrei che non sono cittadini francesi, semmai aggiotatori cosmopoliti». Il suo bersaglio principale era il banchiere James de Rothschild (1792-1868), ma rapidamente il focus dell’odio si allargò a tutti i suoi correligionari. E la sua excusatio di non attaccare gli ebrei in quanto individui, bensì lo «spirito ebraico, cioè lo spirito di guadagno, di lucro, di utile» lascia, ovviamente, il tempo che trova. La famosa scrittrice George Sand, a lui vicina, sposò e propalò le stesse tesi persino in una pièce teatrale del 1840, Les Mississipiens. L’autrice mette in scena un finanziere ebreo, Samuel Bourset, che ritrae come un essere repellente. Non erano casi isolati. Sono fortissimi gli stereotipi anti ebraici anche negli scritti di Charles Fourier (1772-1837). Nel Nouveau Monde industriel se la prende con la Rivoluzione francese per aver emancipato gli ebrei. Situazione che lui avrebbe voluto risolvere a colpi di esproprio proletario e lavoro coatto: «Ogni governo attento ai buoni costumi dovrà obbligare gli ebrei al lavoro produttivo, non ammetterli che nella proporzione di un centesimo nel vizio: una famiglia mercantile ogni cento famiglie agricole e manifatturiere». Anche Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), uno dei padri dell’anarchismo, dimostra di essere accecato dal preconcetto anti ebraico: «Ebrei, fare un articolo (di legge, ndr) contro questa razza che infetta qualsiasi cosa, che si infila dovunque senza mai fondersi con un altro popolo. Richiedere la loro espulsione dalla Francia, eccetto gli individui sposati con francesi; abolire le sinagoghe, non assumerli in alcun posto lavorativo, perseguire infine l’abolizione di questo culto». Come si vede un programma che non avrebbe sfigurato in un discorso hitleriano. Certo, nella sinistra francese il clamoroso caso delle accuse false contro il capitano di Stato maggiore, di religione ebraica, Alfred Dreyfus (1859-1935) finì per portare a posizioni decisamente diverse verso l’ebraismo. Ma il saggio dimostra come i preconcetti anti ebraici rimasero ampiamente sotto traccia. Se tutti ricordano il famoso J’accuse di Emile Zola, va detto che molti socialisti restarono tiepidi verso la vicenda. Il Partito Operaio Francese, a esempio, e i suoi organi di stampa oscillarono a lungo tra l’indifferenza e l’ostilità verso Dreyfus. Tanto che nel 1898 intervenne il socialista libertario Adolphe Tabarant (1863-1950) ad esortare i suoi compagni a non cadere nell’«antisemitismo imbecille». Né la situazione era completamente risolta alle soglie della Seconda guerra mondiale. Le componenti della Sezione Francese dell’Internazionale Operaia più fortemente pacifista accusava i governi francesi di contrapporsi a Hitler in quanto al soldo dell’«internazionale ebraica». Così Ludovic Zoretti (1880-1948): «II popolo francese non ha alcuna voglia di vedere una civiltà annientata e milioni di esseri umani sacrificati per rendere la vita più confortevole a centomila ebrei della regione dei Sudeti». E anche dopo la guerra non mancarono confusioni tra posizioni politiche ostili a Israele e posizioni anti ebraiche. Insomma, leggendo il saggio di Michel Dreyfus viene da chiedersi se le attuali polemiche sulla ripubblicazione di Céline abbiano senso. Semmai avrebbe senso ristudiare tutto l’antisemitismo, anche quello su cui la sinistra preferisce far finta di nulla.

Proiezione “Sarajevo rewind”

Proiezione documentario.

Partecipano, con l’autore Eric Gobetti, Barbara Bracco e Francesca Rolandi

Appuntamento il 20 FEBBRAIO 2018 alle ore 18e30 presso lo spazio ZonaK, via Spalato 11, Milano (M5 Isola).

SARAJEVO REWIND 2014>1914
Film documentario (con sottotitoli in italiano) di Eric Gobetti e Simone Malavolti
Durata: 43 minuti.

Nell’ambito del FOCUS POLITICS [Stagione 2018 POWER] di ZonaK.

Questo è un road-movie storico.

Il 28 giugno 1914 a Sarajevo due colpi di pistola mettono fine alla Belle Époque e inaugurano il Secolo breve, il secolo degli estremismi, delle guerre mondiali, dei regimi totalitari, delle grandi ideologie, delle grandi tragedie. Cento anni ci separano dagli spari che hanno cambiato la storia dell’Umanità. Cosa è rimasto oggi di quell’evento, della memoria dei suoi protagonisti?

Le strade sono quelle percorse da Gavrilo Princip e Francesco Ferdinando d’Asburgo, per raggiungere Sarajevo, rispettivamente da Belgrado e da Vienna. Due viaggi nell’Europa di oggi, attraverso confini, storie, memorie. In un dialogo costante tra passato e presente, fra le chiacchiere dei bar e le interviste agli storici, lungo il cammino emergono conflitti identitari, memorie contrastanti, il difficile rapporto, attualissimo, fra nazione, nazionalismo e realtà politiche sovra e pluri-nazionali.

Ingresso: gratuito
Per accedere al film occorre tesserarsi a ZONA K. Leggi qui come.

In collaborazione con Istituto Ferruccio Parri

Regia e sceneggiatura Eric Gobetti – Simone Malavolti editing Liviana Davì, Tomaso Brucato suono Pietro Jona (voce narrante) Edoardo Pezzuto (post produzione) musica Radetzky march, eseguita da Guido Zorn (basso), Gianni Pantaleo (piano), Matteo Negrin (chitarra), Mario Bracco (batteria) Danza balcanica, Placido Frisone 2011, Gavrilo Princip, Princip, prod. Ltdfm, 2012 e Sarajevo, Kultur Shock, prod. Koolarrow Records, 2006 produzione e distribuzione Sarajevo Rewind, Isabella Guarino.

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Simone Malavolti (Firenze, 1976) è uno storico e si occupa di insegnamento, ricerca, cooperazione, viaggi e cinema. Collabora principalmente con l’Associazione Trentino con i Balcani (ATB), l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, il Museo Storico del Trentino, Osservatorio Balcani e Caucaso, ma è soprattutto fiero dell’associazione culturale Passaggi di Storia, di cui è Presidente, e del Balkan Florence Express, rassegna di cinema dai Balcani occidentali, di cui è co-direttore artistico. Nel 2014 ha realizzato, con Bianca Pananti e Leonardo Filastò, il film documentario Col nome del delirio sul manicomio di Firenze. Ha collaborato alla realizzazione di diversi progetti video: mostra multimediale L’Europa dei destini incrociati la docu-inchiesta Personal (hi)stories, di ATB e il documentario storico Sjećanja. Životne priče u Prijedoru/Memorie. Storie di vita a Prijedor, del Museo Storico del Trentino.

Eric Gobetti (Torino, 1973) è uno storico. Tiene lezioni e conferenze sulla storia jugoslava, da Gavrilo Princip ai giorni nostri. Ha pubblicato diversi libri tra i quali: Dittatore per caso. Un piccolo duce protetto dall’Italia fascista (2001), sul movimento croato Ustascia negli anni Trenta; L’occupazione allegra. Italiani in Jugoslavia 1941-1943 (2007); Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (2013), Sarajevo Rewind. Cent’anni d’Europa (2017). Nel frattempo esplora i Balcani e organizza viaggi di turismo storico nei paesi della ex Jugoslavia. Molte delle sue avventure le ha raccontate nel diario-reportage Nema problema! Jugoslavie, 10 anni di viaggi (2011). Recentemente si è dato al cinema, collaborando con RaiStoria e realizzando diversi prodotti video tra cui Bruce Lee Tvoj Mostar e Around Mostar, The Bridge and Bruce Lee. Nel 2015 ha prodotto il suo primo documentario storico: Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro (con musiche di Massimo Zamboni).

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Giuseppe Pinelli, un progetto di public history

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Venerdì 9 febbraio 2018 – ore 17.30 Casa della memoria
Via Federico Confalonieri 14 – Milano

“Giuseppe Pinelli: una storia soltanto nostra, una storia di tutti”
Incontro di approfondimento del progetto di public history promosso dal Centro studi libertari / Archivio G. Pinelli

Interverranno Goffredo Fofi, Nicola Del Corno, Marcello Flores, Lorenzo Pezzica.

In vista dei cinquant’anni dai fatti di piazza Fontana e dalla morte di Giuseppe Pinelli, il Centro Studi Libertari ha avviato un progetto di public history il cui obiettivo finale è quello di costruire un archivio digitale, liberamente consultabile online che possa offrire informazioni e percorsi di lettura a quanti vorranno conoscere più a fondo o incontrare per la prima volta la figura del ferroviere anarchico Pinelli e le vicende di quegli anni, fondamentali per comprendere la successiva storia del nostro paese.

Per sostenere il nostro progetto: http://sostieni.link/16723

Milano 1946. Alle origini della ricostruzione

Presentazione del libro

Milano 1946. Alle origini della ricostruzione

Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2017
Interventi di
Luca Beltrami Gadola
Giancarlo Consonni
Lucia De Cesaris
Jacopo Perazzoli
Carlo Tognoli
Saranno presenti i curatori Gianfranco Pertot e Roberta Ramella
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Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in una Milano semidistrutta dai bombardamenti vengono indetti un concorso e un convegno per un nuovo piano regolatore, ai quali partecipano i migliori architetti e ingegneri della città. Quasi tutti sono quindi chiamati a far parte delle commissioni progettuali e consultive per il nuovo PRG e per prima cosa, nell’autunno del 1946, esaminano capillarmente ogni edificio sul territorio comunale e registrano i dati su tremila schede, una per ogni isolato urbano, ognuna con una mappa: una descrizione imponente e dettagliata di un grande corpo ferito sul quale proiettano la loro idea di sviluppo e di modernità, il ‘piano Venanzi’, adottato nel 1948 ma entrato in vigore solo nel 1953. Al Censimento urbanistico 1946, le cui schede sono state da poco ritrovate, e al piano scaturito da quell’esperienza conoscitiva è dedicato questo volume. Della Milano del 1946, destinata a essere sfigurata di lì a poco da una ricostruzione arrembante e spregiudicata, il libro restituisce forma e fisionomia, fissandole in un atlante di 121 tavole, risultato della collazione delle mappe allegate alle schede del Censimento, corredato degli elenchi di tutti gli edifici andati distrutti o sinistrati durante il conflitto. E, soprattutto, l’operato dei protagonisti di quella stagione cruciale viene analizzato indagando la loro identità culturale, le loro motivazioni e aspirazioni e le diverse angolazioni degli sguardi posati sulla città lacerata nel corso di quel grande lavoro collettivo, proponendo nuove riflessioni sulle responsabilità della mancata tutela di Milano nel dopoguerra.

Franco Boiardi. Un intellettuale nel Novecento

Presentazione del volume

Franco Boiardi. Un intellettuale nel Novecento

Jouvence, Milano 2017

Casa della Memoria, martedì 30 gennaio ore 18.
Interventi:
Mirco Carrattieri
Pierluigi Castagnetti
Giorgio Vecchio
Sarà presente l’autore Andrea Montanari
Nato a Reggio Emilia nel 1931 e qui morto nel 2009, Franco Boiardi ha attraversato il Novecento nella sua interezza e del Novecento è stato uno degli indiscussi protagonisti, non solo nella sua città. Storico della politica, giornalista, romanziere e soprattutto uomo politico e uomo delle istituzioni; Boiardi è stato un intellettuale poliedrico che ha lasciato una traccia profonda nell’elaborazione e nella costruzione del celebre “modello emiliano”, e non solo.
Il volume di Andrea Montanari, arricchito dalla prefazione di Giorgio Vecchio, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Parma, pubblicato con la casa editrice Jouvence di Milano, e che sarà presentato alla Casa della Memoria di Milano martedì 30 gennaio alle ore 18, ripercorre l’intera parabola biografica di Boiardi, grazie alla consultazione dell’archivio personale del politico reggiano e a uno spoglio della sua sterminata bibliografia: più di 700 pubblicazioni fra volumi, articoli su quotidiani, saggi di ricerca storico-politica e persino due romanzi.
Si va, dunque, dalla nascita di Boiardi durante il fascismo fino al suo «allontanamento» dalla Dc reggiana – nonostante l’essere stato enfant prodige e giovanissimo vice-segretario provinciale del partito – e dall’Università Cattolica, conclusosi con l’adesione alle politiche del Psi. Nel 1956 assistiamo al decollo della carriera di Boiardi che entra definitivamente nel Psi per, in seguito, ricoprire prestigiosi incarichi nell’amministrazione cittadina; diviene poi, nelle file del Psiup, deputato ed euro-parlamentare. Al termine del mandato in Parlamento e una volta scioltosi il Psiup, Boiardi torna stabilmente a Reggio e, dopo aver aderito al Pci, ottiene altre importanti nomine; sarà presidente dell’Arcispedale Santa Maria Nuova e poi presidente della neonata televisione Telereggio. Prende il via proprio in questo periodo la parte più consistente della sua produzione saggistica, ma non solo: nel 1981 esce, firmato con uno pseudonimo, L’equivalenza, la sua prima prova in veste di romanziere.
L’attività negli anni 1981-2009 è infine argomento del terzo e ultimo capitolo: abbandonato clamorosamente e polemicamente il Pci, Boiardi ritorva sponde nel Psi e si getta a capofitto nello studio e nella ricerca. È una vera e propria «fioritura» che spazia nei campi più disparati. Negli anni Novanta poi, un riavvicinamento alla vita politica; ma sono “La Rosa di Gerico” e l’attività come presidente del Comitato scientifico dell’Istituto Cervi i frangenti maggiormente degni di nota.
La parabola biografico-politica dell’intellettuale e politico reggiano riveste, com’è facile notare, particolare interesse sotto molteplici punti di vista e permette di osservare attraverso uno sguardo del tutto particolare e ancora inesplorato la storia di Reggio Emilia, dell’Italia e dell’Europa dagli anni della Guerra fredda fino ai giorni nostri.
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EVENTO RIMANDATO! Elio, l’ultimo dei giusti. Presentazione del volume

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Dal sito dell’editore Marsilio:
Protagonista di questa storia è un contadino toscano di vent’anni che si è sempre dichiarato «fuori dalla contesa» e non ha scelto di unirsi alla resistenza. Nella primavera del 1944 Elio assiste a uno scontro tra fascisti e partigiani. Tra questi, due restano feriti. Quella sera vengono portati alla sua cascina. Nonostante il coprifuoco, Elio è deciso a salvarli. Attacca i buoi a un carro e nella notte percorre molti chilometri per portarli al sicuro. Quando fa ritorno a casa, la trova circondata dai fascisti. Qualcuno ha fatto la spia. Elio sa chi è stato. Viene imprigionato e torturato, ma non parla. Internato a Fossoli, poi a Bolzano-Gries, è deportato a Mauthausen. Dopo alcuni giorni al campo principale, finisce nell’inferno di Gusen. La dura prigionia non lo piega e anche nel lager la sua condotta rimane coerente: aiutare chi può a sopravvivere è un punto fermo.
Dopo la liberazione, Elio riprende lentamente la sua vita in campagna. Incontra spesso chi lo ha tradito e fatto deportare, ma sceglie di non denunciarlo. Non protesta nemmeno quando il suo nome sparisce dalle commemorazioni della battaglia di Montorsoli e il suo atto eroico cade nell’oblio. Dimenticato da molti, muore nel gennaio del 2004. Frediano Sessi restituisce alla memoria collettiva una storia di resistenza civile rimasta nascosta sotto la polvere del silenzio. La vicenda di un uomo per cui resistere non ha voluto dire schierarsi ma «rischiare la propria vita per proteggere altri che non facevano parte della sua famiglia e dei suoi amici o conoscenti».

Bookcity Milano 2017

In occasione di BookCity Milano 2017 (17-20 novembre 2016), l’Istituto nazionale Ferruccio Parri. Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza due eventi: venerdì 17 e sabato 18 novembre appuntamento presso la nuova sede di Casa della Memoria (via Confalonieri 14) per “Cefalonia, anatomia di una strage“.

Questo il dettaglio degli eventi in programma:
Venerdì 17/11 / h 19:00
Dal fascismo alla democrazia
Con Alberto De Bernardi, Guido Formigoni e Daniela Saresella

la transizione del dopoguerraSettant’anni dopo, il passaggio dal fascismo alla democrazia si conferma una cesura epocale nella storia del Novecento italiano. Tanto più se considerato nel quadro dello scenario europeo, il 1945 fu per il nostro paese il baricentro di una transizione di grande portata, avviata negli anni della guerra e gradualmente conclusasi nel decennio successivo.

Al di là delle pur notevoli persistenze, si chiusero i conti con la dittatura fascista e il bellicismo nazionalista e si posero le basi di una lunga stabilità democratica, ricomponendo profonde lacerazioni del tessuto civile e sociale. Si avviò al contempo un passaggio irreversibile destinato a cambiare in profondità i caratteri costitutivi del paese, dalla collocazione internazionale al sistema politico, dall’articolazione della società civile alle culture civiche.

Libro presentato: Guido Formigoni, Daniela Saresella “1945. La transizione del dopoguerra”Viella


Sabato 18/11 / h 18:00
Tra storia e politica: Aldo Garosci
Con Daniele Pipitone, Andrea Ricciardi e Giovanni Scirocco

9788891751003Ripercorrere la vita di Aldo Garosci (1907-2000), storico, uomo politico, giornalista, protagonista e testimone di alcune delle esperienze più drammatiche del secolo scorso, significa seguire la formazione di una generazione che fu protagonista della lotta antifascista, della fondazione della democrazia e della costruzione politica e culturale dell’Italia repubblicana. E anche indagare sulle ragioni per cui, al tornante degli anni Settanta, tale costruzione entrò in una fase di crisi e profondo mutamento.

Libro presentato: Daniele Pipitone “Alla ricerca della libertà. Vita di Aldo Garosci”Franco Angeli


Segnaliamo inoltre la presentazione del volume: “La repubblica inquieta”, con il Direttore scientifico Marcello Flores

Sabato 18/11 / h 16:00
La Repubblica inquieta
Con Giovanni De Luna e Marcello Flores

9788807111495_quarta“È vero che la Resistenza aveva sostanzialmente fallito ‘l’occasione storica’ di rinnovare profondamente le strutture portanti di questo paese?” Dopo La Resistenza perfetta, Giovanni De Luna ci spinge a fare i conti con il capitolo più difficile, ma anche più appassionante, della nostra storia nazionale: sottopone i primi anni di vita della Repubblica italiana a un’indagine profonda e rigorosa. Una narrazione corale, una grande galleria di testimoni: a partire dalla storia personale di chi torna dalla guerra o va a cercare fortuna negli Stati Uniti, fino ai grandi scenari della politica, che hanno per protagonisti Alcide de Gasperi, Palmiro Togliatti, Ferruccio Parri e Pietro Nenni.

Libro presentato: Giovanni De Luna “La repubblica inquieta”Feltrinelli


Ma chi ha detto che non c’è. 1977 l’anno del big bang

Venerdì 10 novembre 2017 ore 18.30
@ Casa della memoria • via Confalonieri 14 • Milano

Presentazione del nuovo libro di Gianfranco Manfredi

Ma chi ha detto che non c’è. 1977 l’anno del big bang

Interventi di Gianfranco Manfredi • Bruno Arpaia • Paolo Soraci • Paola Mattioli • Ricky Gianco

Proiezione di fotografie di Paola Mattioli e Franco Pizzochero

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