Pierre Bourdieu. In Algeria. Testimonianze dello sradicamento

                                                 

con il contributo di 

 

Mostra fotografica

Pierre Bourdieu

In Algeria. Testimonianze dello sradicamento

 
A cura di

Franz Schultheis (Fondation Pierre Bourdieu), Christine Frisinghelli (Camera Austria).

La mostra è ospitata presso i Civici Musei Via Spallanzani, 1

Dal 15 maggio al 24 giugno

Aperto da martedì a venerdì dalle 9 – 12; sabato, domenica e festivi 10 – 13 e 16 – 19.

Chiuso il lunedì.

 

In occasione del cinquantenario dell’indipendenza algerina (1962-2012), la mostra propone per la prima volta in Italia le esperienze del sociologo-antropologo Pierre Bourdieu, che alla fine degli anni Cinquanta condusse due grandi inchieste nel terribile scenario della guerra di decolonizzazione: nei centri urbani, dove si ammassavano i contadini sradicati dai campi e il sottoproletariato; nei centres de régroupements, dove erano internati milioni di civili per spezzare i legami con il Fronte di Liberazione Nazionale. Osservatore partecipante, Bourdieu utilizzò ogni strumento a sua disposizione: dai questionari, alle registrazioni sonore, dalle interviste alle fotografie.
Se il cuore dell’esposizione è certamente lo sradicamento, attorno, tuttavia, emerge il tema dello spazio di possibilità aperto dalla rivoluzione, che sembra incrinare alcuni rapporti di dominio tanto tra algerini e francesi, quanto all’interno della stessa società tradizionale araba: tra uomini e donne, tra padri e figli. Le fotografie proiettano quindi non solo l’immagine di un’Algeria del passato, ma, a ben vedere, anche di ciò che sarebbe potuta essere e forse sarà.

 

 

Pierre Bourdieu
Pierre Bourdieu nasce il 1° agosto del 1930 a Denguin nel sud ovest della Francia da una famiglia della piccola borghesia. Tra il 1941 e il 1947 frequenta il Liceo a Pau e poi dal 1948 al 1951 il Liceo Louis-le-Grand di Parigi per preparare il concorso di ingresso all’École normale Supérieure, dove è ammesso nel 1951. Dopo tre anni consegue l’agrégation in Filosofia ed insegna per un anno nel liceo di Moulins.
Nel 1955 è inviato in Algeria per svolgere il servizio militare. Qui si trattiene fino al 1960 come assistente di Filosofia e Sociologia nell’Università di Algeri e per svolgere due grandi inchieste su tutto il territorio algerino. Rientrato in Francia, diventa assistente di Raymond Aron alla Sorbona e dal 1961 al 1964 è Maître de conférences nell’Università di Lille. Nel 1964, a 34 anni, è nominato Directeur d’études all’École Pratique des Hautes Études, incarico che ricopre fino al 2001. Contemporaneamente diventa Professore all’École normale Supérieure e direttore del Centre de Sociologie de l’Éducation et de la Culture fino al 1984.
Nel 1975 fonda una nuova rivista, che ancora oggi è uno dei punti di riferimento delle scienze sociali mondiali: «Actes de la recherche en sciences sociales» e nel 1981 ottiene la cattedra di Sociologia nella più prestigiosa istituzione culturale francese: il Collège de France, dove insegna per vent’anni. Negli anni Novanta si impegna pubblicamente senza risparmio contro la globalizzazione neoliberista. È impossibile nominare tutti i riconoscimenti internazionali ottenuti e soprattutto la sterminata bibliografia, che attraversa lo studio dell’Algeria, dei sistemi formativi, dei musei, della fotografia, della società e dei consumi, degli intellettuali, della televisione, della letteratura, dello Stato, del mercato immobiliare, del linguaggio.
Si è spento il 23 gennaio 2002.