Convegno: Oltre il Lager. Attualità dell’impegno antifascista: alle radici della democrazia in Europa

Milano, 1-2 febbraio 2022. Presso la Sala Convegni di Palazzo Reale (Piazza Duomo 14, Milano) la Fondazione Memoria della Deportazione organizza il convegno

Oltre il Lager. Attualità dell’impegno antifascista: alle radici della democrazia in Europa.

Dedicato a Enzo Collotti e Gianfranco Maris

con il patrocinio di Comune di Milano, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari), Comitato Permanente Antifascista, FIDAPA (Federazione Internazionale IFBPW – International Federation of Business and Professional Women)

e con la partecipata adesione di docenti e studenti del Liceo Scientifico Cremona di Milano, del Liceo Scientifico Machiavelli di Pioltello, dell’Istituto Istruzione Superiore Bertarelli – Ferraris di Milano, della 3 A dell’IPSSEC Adriano Olivetti di Monza.

Si parlerà di Angelo AdamCharlotte DelboMarek EdelmannAndrea GaggeroMaurice GoldsteinHermann LangbeinPrimo LeviGianfranco MarisTeresa NoceBruno VasariShlomo Venezia.

Direzione scientifica di Brunello Mantelli e Massimo Castoldi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

[COMUNICATO IN AGGIORNAMENTO] Il Convegno è previsto in modalità mista, in presenza e online, e sarà trasmesso sul canale you tube della Fondazione Memoria della Deportazione

https://www.youtube.com/user/memoriadeportazione

Si consiglia la prenotazione per coloro che intendano essere presenti in sala (massimo 50 persone), ai quali sarà richiesto un recapito e saranno fornite le indicazioni necessarie per l’accesso. Per l’accesso in sala la prenotazione è obbligatoria, così come il green pass rafforzato e la mascherina ffp2.

Accreditamento per docenti

La Fondazione Memoria della Deportazione è parte della Rete degli istituti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli) riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur (l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati).

Si può rilasciare attestazione di frequenza.

Per prenotazioni e indicazioni rivolgersi a

segreteria@fondazionememoria.it

tel. 02 87383240 negli orari di apertura degli uffici

Il progetto

In una prospettiva ormai non più di breve periodo, a quasi otto decenni dalla fine della Seconda guerra mondiale e trascorso ormai un secolo dall’arrivo sulla scena storica del fascio primigenio, destinato ad avere negli anni seguenti seguaci capaci di radicalizzarne la carica di violenza, è opportuna una riflessione su chi ai fascismi si contrappose, fondando così una categoria politica nuova: l’antifascismo.

Capace di coinvolgere visioni tra loro differenti e in anni precedenti contrapposte, come le culture liberali, democratiche, socialiste, l’antifascismo rappresentò inoltre, allora e successivamente, la via attraverso cui il movimento comunista, nato da quella rivoluzione bolscevica che ben presto si sarebbe risolta nella dittatura prima di un partito, poi dei suoi vertici, si sarebbe incontrato ed avrebbe fatto i conti con la democrazia politica.

Rafforzatosi nella gigantesca e tragica temperie della Seconda guerra mondiale attraverso le Resistenze europee il cui riferimento generale era la coalizione guidata da URSS, USA e Regno Unito, l’antifascismo avrebbe duramente sofferto la frattura postbellica rappresentata dalla guerra fredda e dal progressivo irrigidirsi della «cortina di ferro», ad est della quale finiva con l’essere assunto a dottrina di Stato finalizzata a rivestire di panni presentabili regimi diretti da forze di minoranza la cui unica logica era di costituire una cintura di sicurezza per l’Unione Sovietica, mentre a occidente l’antifascismo veniva spesso guardato da parte dei gruppi dirigenti come un cavallo di troia del blocco contrapposto.

In questo quadro piuttosto cupo l’Italia ha costituito tuttavia una felice eccezione; anche nei momenti di più dura contrapposizione tra le forze politiche, un tessuto antifascista, eredità della Resistenza, ha comunque tenuto, rendendo possibili scambi, contatti, interrelazioni.

Conclusasi la guerra fredda in seguito al collasso dell’URSS, preceduto e accompagnato dallo scompaginarsi del «blocco orientale», il panorama europeo che si è delineato dopo il 1989 e in questo primo ventennio del XXI secolo rende a nostro parere quanto mai necessario ed opportuno un recupero pieno dell’antifascismo e dei suoi valori, al cui centro stava e sta l’idea di una democrazia e liberale e sociale.

Con ben più forza del «paradigma vittimario», assunto non di rado come terreno minimo di costruzione di un’Europa unita e federale, l’antifascismo può essere, per la nostra Europa, valore fondante. Proprio per questo riflettere sulle biografie, convergenti nell’obiettivo quanto magari distanti nel loro sviluppo esistenziale, delle undici personalità che nel convegno saranno oggetto di studio costituisce il modo migliore per raccoglierne l’eredità ed onorarne la memoria.

Il Convegno

 

1 febbraio 14.30-17.30

 

14.30-14.50 Saluti istituzionali

Coordina Brunello Mantelli

14.50-15.20 Gianfranco Maris

Emanuele Edallo, Università degli Studi di Milano

Floriana Maris, Fondazione Memoria della Deportazione

Alessandro Di Benedetto

15.20-15.40 Maurice Goldstein

Frédéric Crahay, Directeur Fondation Auschwitz di Bruxelles

15.40-16.00 Pausa

16.00-16.30 Hermann Langbein

Brigitte Halbmayr, Institut für Konfliktforschung in Wien

(traduzione consecutiva di Rita Luppi, Università degli Studi di Milano)

16.30-16.50 Andrea Gaggero

Aldo Pavia, Aned Roma

16.50-17.10 Charlotte Delbo

Elisabetta Ruffini, ISREC, Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea

17.10-17.30 Discussione

2 febbraio 9.30-13.00

 

Coordina: Massimo Castoldi

9.30-10.00 Angelo Adam

Brunello Mantelli, Università della Calabria

Raoul Pupo, Università di Trieste

10.00-10.20 Marek Edelmann

Włodek Goldkorn, giornalista e scrittore

10.20-10.50 Bruno Vasari

Barbara Berruti, ISTORETO, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”

Giovanna D’Amico, Università di Messina

10.50-11.20 Pausa

11.20-11.40 Shlomo Venezia

Marcello Pezzetti, Museo della Shoah di Roma

11.40-12.10 Teresa Noce

Patrizia Gabrielli, Università di Siena

Graziella Gaballo, ISRAL, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”

12.10-12.40 Primo Levi

Frediano Sessi, Università di Brescia

Fabio Levi, Università di Torino e Centro Studi “Primo Levi”, Torino

12.40-13.00 Discussione

 

Didattica. A Soncino: ricordo del generale Guglielmo Barbò.

Soncino (CR), 29 gennaio 2022, ore 10.00. Il prof. Massimo Castoldi della Fondazione Memoria della Deportazione incontrerà con Silvia Maria Rivetti e Giuseppe Cavalli gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di Soncino presso la Sala Convegni ex Filanda Meroni . Sarà anche presente alle ore 12.00 all’inaugurazione della mostra La storia del Generale Guglielmo Barbò.

Guglielmo Barbò

(Dal sito https://it.gariwo.net/giusti/shoah-e-nazismo) Il Generale Guglielmo Barbò di Casalmorano, nato a Milano l’11 agosto 1888, allievo dell’ Accademia Militare di Modena, durante la Prima Guerra Mondiale ottiene la qualifica di Tenente e riceve, in tale veste, una decorazione al valore nel maggio 1916 per il suo comportamento nei combattimenti di Monfalcone. Il 16 settembre 1917 è nominato Comandante di uno squadrone del Reggimento “Savoia Cavalleria”, nel cui ambito guadagna, nel novembre 1918, una seconda decorazione al valore per i combattimenti di Udine.

Profondamente legato a casa Savoia più che al regime mussoliniano, che tollerava dato il suo ruolo nell’esercito, dopo la Grande Guerra ottiene diversi importanti incarichi fino alla nomina a Generale di Brigata nel 1942, quando partecipa alla Campagna di Russia. Assiste così ad episodi atroci che contribuiscono a far crescere la sua profonda avversione per le atrocità perpetrate dai nazifascisti.

Dopo l’8 settembre 1943 si rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale ed entra nella Resistenza. Sfuggito più volte all’arresto viene infine catturato e rinchiuso nel carcere San Vittore a Milano, da dove viene deportato in Germania, passando per il campo di Bolzano. Trasferito nel lager di Flossembürg, insieme al suo gruppo della Caserma di Pinerolo, con il quale aveva tentato di sottrarre al comando tedesco le munizioni dopo l’Armistizio, continua nonostante le terribili condizioni di vita nel campo a sostenere i propri compagni fino alla tragica fine, datata 14 dicembre 1944.

La Fondazione Memoria della Deportazione incontra le scuole lombarde il 27 gennaio 2022

Per il Giorno della Memoria, 27 gennaio 2022, la Fondazione Memoria della Deportazione incontra, come ogni anno, gli studenti delle scuole lombarde.

EVENTO 1

Evento istituzionale online

Alle ore 11.00 la presidente Floriana Maris coordina l’incontro con le testimonianze di due figli di deportati: Guido Lorenzetti (vicepresidente Aned Milano), figlio di Andrea deportato politico caduto a Mauthausen, Gadi Schoenheit (assessore UCEI alla cultura), figlio di Franco deportato ebreo sopravvissuto a Buchenwald. Sono previsti i saluti della Presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi e di Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale Milano.

L’incontro, organizzato da Fondazione Memoria della Deportazione con Aned, ANPI e Comune di Milano, sarà trasmesso in collegamento streaming su YouTube/Aned Deportazione e YouTube/Anpi Provinciale Milano e su Facebook/Aned Milano e Facebook/Anpi Provinciale Milano.

Seguirà alla consueta deposizione di corone all’Ex-Albergo Regina, alla presenza di Emmanuel Conte, assessore al Bilancio del Comune di Milano (ore 9.30).

 

 

 

EVENTO 2

Nell’aula magna dell’I.I.S. Bertarelli Ferraris (Corso di Porta Romana, 110, Milano)

Dalle ore 9 alle ore 11.00 il prof. Massimo Castoldi incontra gli studenti dell’I.I.S. Bertarelli Ferraris e dell’I.I.S. Giorgi in un’iniziativa organizzata con Aned, Fidapa e Comune di Piotello, nella quale interverranno tra gli altri il vice presidente dell’Aned di Milano Maurizio Barbarello, la scrittrice Fiorenza Pistocchi, la presidente nazionale FIDAPA BPW Italy Fiammetta Perrone, secondo la seguente locandina:

 

Ci si potrà collegare all’indirizzo:

meet.google.com/djt-nkca-tfv

 

Podcast di Radio Popolare per il 27 gennaio

Milano, 27 gennaio 2022. Memorie d’inciampo è il podcast realizzato in collaborazione con Claudio Jampaglia di Radio Popolare e Isrec Bergamo per il Giorno della Memoria 2022, in continuità con le attività promosse dalla Fondazione Memoria della Deportazione per il centenario di Gianfranco Maris.
Per tutta la giornata di oggi su Radio Popolare le trasmissioni verranno interrotte dalle testimonianze delle donne deportate che per prime in Italia hanno parlato di Auschwitz. A dare voce a queste storie sono le attrici del Collettivo Progetto Antigone.

La resistenza ebraica in Europa: presentazione del libro di Daniele Susini

Il 17 gennaio 2022 alle ore 17.30 sarà presentato il volume di Daniele Susini, La resistenza ebraica in Europa. Storie e percorsi 1939-1943, con prefazione di Laura Fontana, postfazione di Alberto Cavaglion, con una presentazione di Massimo Castoldi, Roma, Donzelli, 2021.

Si tratta del quarto volume della serie della Fondazione Memoria della Deportazione per l’editore Donzelli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coordina Massimo Castoldi (Fondazione Memoria della Deportazione)

Intervengono

Daniele Susini (Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini)

Liliana Picciotto (Fondazione CDEC)

Santo Peli (Università degli Studi di Padova, Comitato scientifico Istituto Nazionale Ferruccio Parri)

L’evento è organizzato da Fondazione Memoria della Deportazione, con Fondazione CDEC e Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

 

L’incontro sarà interamente ed esclusivamente online e sarà trasmesso dalle 17.30 sulla pagina Facebook della Fondazione memoria della Deportazione

Il libro

Perché gli ebrei non si sono difesi? Perché non hanno opposto resistenza? Domande come queste sono molto frequenti, in particolare nei ragazzi che si accostano allo studio della Shoah, e l’immagine degli ebrei portati come pecore al macello, vittime inermi della barbarie nazista, è quella prevalente nel senso comune.

L’assoluta necessità di non dimenticare i morti e i campi di sterminio, di fare in modo che la memoria, una volta scomparsi i testimoni diretti, resti sempre viva e vigile, ha fatto sì che le celebrazioni abbiano sempre privilegiato gli esiti dello sterminio senza guardare a cosa fecero gli ebrei in quegli anni in reazione alle politiche liberticide e poi sempre più liquidatorie dei regimi nazista e fascista.

Il libro di Daniele Susini abbraccia il punto di vista delle vittime, che prima di diventare tali in molti casi hanno praticato varie strategie di resistenza.

Dalla resistenza armata a quella spirituale e culturale fino alle innumerevoli forme di salvataggio e autoaiuto attuate nei ghetti e perfino nei campi di sterminio: sono tante le sfaccettature del vasto e potente movimento di opposizione al tentativo di annientamento morale e materiale del popolo ebraico, in particolare nei paesi dell’Est, dove il fenomeno è stato più diffuso e importante.

Guardare agli ebrei come a individui che in forme diverse, minime o esplicite, hanno lottato contro la violenza inaudita e senza precedenti che li aveva travolti aiuta oggi ad arricchire con il racconto di vite attive e resistenti la memoria della più immane tragedia del Novecento, evitando che essa venga ridotta a un tragico bilancio di morti che rischia di scivolare in un passato sempre più lontano dalle giovani generazioni.

L’autore

Daniele Susini, storico ed esperto di educazione alla Memoria, è animatore del progetto «Storia per tutti», che nelle scuole organizza percorsi sui temi della Shoah, della Resistenza, del fascismo e della Costituzione.

Collaboratore del Mémorial de la Shoah di Parigi, è direttore del Museo della Linea gotica di Montescudo e consigliere dell’Istituto storico della Resistenza di Rimini.

Tra le sue pubblicazioni dedicate al tema della Shoah raccontata ai ragazzi ricordiamo Nonno Terremoto. Un bambino del 1938 (Einaudi Ragazzi, 2019).

 

Convegno italogermanico sui lavoratori italiani nell’economia di guerra tedesca 1938-1945. Giornata di studi, dedicata ad Enzo Collottiti

Roma, 15 dicembre 2021, presso LUMSA, ore 9-19. Si terrà una giornata di studi, dedicata ad Enzo Collotti (1929-2021), dal titolo Convegno italogermanico sui lavoratori italiani nell’economia di guerra tedesca 1938-1945.

Il Convegno

 

 

 

 

L’incontro rappresenta la conclusione della seconda fase del progetto di ricerca, finanziato dal Fondo italotedesco per il futuro, sul tema dell’impiego di manodopera italiana in Germania prima nel quadro dell’alleanza tra fascismo e nazionalsocialismo, poi nel contesto dell’occupazione successiva all’8 settembre 1943.

Il portale prosopografico Lavorare per il Reich

Se la prima fase, sostenuta dalla Fondazione “Memoria della Deportazione”, aveva puntato a costruire un quadro storiografico delle vicende intercorse nel periodo 1943-1945, concretizzandosi nella pubblicazione, sostenuta dall’ANRP, del volume Tante braccia per il Reich! Il reclutamento di manodopera nell’Italia occupata 1943-1945 per l’economia di guerra della Germania nazionalsocialista (Milano, Mursia, 2019),

la seconda fase, che si chiude ora, ha permesso, grazie all’impegno costante dell’ANRP e del suo Presidente emerito, Enzo Orlanducci, sia di approfondire le dinamiche territoriali attraverso monografie in corso di stampa nella collana “Guerre e dopoguerra”, presso l’editore Novalogos, e di aprire cantieri di ricerca negli archivi regionali tedeschi, sia di costruire strumenti di divulgazione on line, in un’ottica di public history,

quali il portale prosopografico Lavorare per il Reich (con allo stato 16.000 schede biografiche, cifra che salirà nei prossimi mesi a 34.000) e la mostra multimediale Tante braccia per il Reich, la cui consultazione pubblica si aprirà contestualmente al convegno.

Il convegno, che ha avuto il patrocinio dell’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri”, della Fondazione “Memoria della Deportazione” (Milano), della Società Italiana per lo studio della storia contemporanea dell’area di lingua tedesca (SISCALT), del Deutsches Historisches Institut in Rom (DHI), si svolgerà in modalità duale (in presenza e da remoto) e potrà essere seguito via zoom al link https://us02web.zoom.us/j/88294850372

Convegno. Gli archivi dell’emigrazione antifascista

Milano, 13 dicembre 2021 dalle ore 9.00 alle ore 13.00 si terrà online sulla pagina Facebook della Fondazione Memoria della Deportazione l’incontro sul tema

Gli archivi dell’emigrazione antifascista

(L’immagine sulla locandina proviene da ASTi, fondo Christian Schiefer, Profughi italiani passano la rete nei pressi di Stabio, 1943).

 

Locandina Convegno 13dic2021

 

 

con il seguente programma:

9:00-11:00 Coordina Massimo Castoldi (Fondazione Memoria della Deportazione, Milano)

9:00-9:30 SALUTI

Floriana Maris (Fondazione Memoria della Deportazione, Milano)

Raffaella Castagnola-Rossini (Divisione della cultura e degli studi universitari del Canton Ticino)

9:30-10:00 INTRODUZIONE

Alberto Cavaglion (Università degli Studi di Firenze)

Decontaminare le memorie del Novecento

10:00-10:20

Elisa Signori (Università degli Studi di Pavia)

Le identità multiple dell’antifascismo e le sue tracce documentarie: carte personali, archivi istituzionali, fonti ministeriali e poliziesche

10:20-10:40

Sonia Castro (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, Locarno)

Le fonti epistolari dell’esilio antifascista: l’archivio Egidio Reale e il carteggio con Guglielmo Canevascini

10:40-11.00

Francesca Mariani Arcobello (Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona)

Voci dell’antifascismo: l’interesse degli archivi della Fondazione Pellegrini-Canevascini per lo studio dell’emigrazione antifascista

11:00-11:20 Pausa

11:20-13:00 Coordina Francesco Scomazzon (Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta”, Como)

11:20-11:40

Toni Ricciardi (Université de Genève)

L’emigrazione antifascista in Svizzera nei fondi del Sozialarchiv di Zurigo

11:40-12:00

Fabrizio Panzera (Archivio di Stato del Canton Ticino, Bellinzona)

Il fondo e la banca dati Rifugiati 1943-1945 dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino

12:00-12.20

Natalia Cangi (Archivio Diaristico Nazionale, Pieve Santo Stefano)

La memoria e le sue tracce. La “casa” svizzera di Gualtiero Morpurgo e Lea Ottolenghi

12.20-13:00

Discussione e chiusura dei lavori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alberto Cavaglion

Università degli Studi di Firenze

Decontaminare le memorie del Novecento

Come mai negli ultimi vent’anni il razzismo e l’intolleranza sono aumentati a dismisura proprio nei Paesi in cui le politiche della memoria sono state implementate con maggior vigore?
Dobbiamo riconoscere il fallimento di quelle politiche, come fanno alcuni autori che scrivono libri «contro» quella Memoria? Non sarebbe più saggio individuare gli errori del passato e infine proporre qualche concreta via di uscita? Nella relazione ci si sofferma su uno dei concetti ormai più inattuali e logorati dall’uso: i “Luoghi della memoria”. Soprattutto quelli «minori», purtroppo diffusi, teatro di violenze di massa anche nella storia recente. Cosa fare di questi paesaggi? «Comprendere» un luogo flagellato dalla violenza, dall’isolamento, dalla riduzione dell’uomo a cosa, richiede l’intervento di quella che si potrebbe chiamare, alla maniera di Georges Perec, «memoria obliqua». Al fine di individuare nuovi strumenti e imboccare un percorso di rigenerazione. Da qui nasce l’idea di Decontaminare le memorie. Un manifesto del «quarto paesaggio», che restituisca ai luoghi della memoria quella funzione riparatrice che talvolta riesce alla letteratura, quando non è solo testimonianza.

 Elisa Signori

Università degli Studi di Pavia

Le identità multiple dell’antifascismo e le sue tracce documentarie: carte personali, archivi istituzionali, fonti ministeriali e poliziesche. 

Come in un prisma dalle molte facce, la storia dell’antifascismo nelle sue diverse dimensioni – italiana e internazionale, politica e culturale, soggettiva e antropologica, militante e non – è ricostruibile a partire da fonti documentarie create da attori diversi per finalità diverse. Ripensare l’antifascismo significa anche interrogarsi sulla strutturale “tirannia” delle singole tipologie di fonti nei confronti di tale esperienza storica, svincolandola dall’esclusivo antagonismo col fascismo, recuperandone la complessità e ricchezza.

Sonia Castro

Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana, Locarno

Le fonti epistolari dell’esilio antifascista: l’archivio Egidio Reale e il carteggio con Gugliemo Canevascini

La relazione ha per oggetto una riflessione sul potenziale euristico delle fonti epistolari in relazione allo studio dell’esilio antifascista, sulla base di un’esperienza di ricerca dedicata alla biografia intellettuale e politica di Egidio Reale e della successiva pubblicazione del carteggio intercorso con il leader socialista ticinese Guglielmo Canevascini. L’archivio Egidio Reale, depositato presso l’Archivio Centrale dello Stato in Roma, si compone infatti prevalentemente di lettere inviate all’esule nell’arco di un trentennio. Attraverso la ricostruzione dei carteggi è dunque possibile delineare la fitta trama di relazioni che gli esuli italiani avviarono durante l’esilio antifascista con personalità europee di spicco, impegnate nella comune lotta in favore degli ideali democratici.

Tra i più assidui corrispondenti italiani possiamo citare Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, ma anche Luigi Einaudi, Ignazio Silone, Adriano Olivetti, lo studioso svizzero William Rappard, gli spagnoli Manuel Azaña, Cipriano de Rivas Cherif e il capo dei servizi segreti americani in Svizzera, l’Office of Strategic Service, Allen Welsh Dulles. L’epistolario Reale-Canevascini, estendosi ben oltre la caduta del fascismo, consente inoltre di seguire le relazioni politiche, di amicizia e collaborazione intercorse tra i due uomini politici, travalicando le cesure storiografiche tradizionali e mettendo in evidenza fenomeni di continuità o discontinuità nelle relazioni tra la Svizzera e l’Italia, dal fascismo al secondo dopoguerra.

Francesca Mariani Arcobello

Fondazione Pellegrini-Canevascini, Bellinzona

Voci dell’antifascismo: l’interesse degli archivi della Fondazione Pellegrini-Canevascini per lo studio dell’emigrazione antifascista

L’intervento si strutturerà in due parti. Nella prima verrà proposta una rapida panoramica dei fondi archivistici della Fondazione Pellegrini Canevascini che conservano documenti interessanti per lo studio dell’emigrazione antifascista in Ticino e in Svizzera. Nella seconda verranno poi presentati i dossier di alcuni rifugiati politici e razziali custoditi in particolare nell’archivio di Francesco Nino Borella (1883-1963).

Esponente di rilievo del Partito socialista ticinese, in cui fu per lungo tempo il solo avvocato, e Consigliere nazionale, Borella prestò assistenza legale a diversi esuli in fuga dalle persecuzioni del fascismo italiano o del nazismo tedesco. Attraverso queste carte si cercherà quindi di ridare voce a oppositori e vittime dei fascismi europei, giunti per vie diverse nel Ticino degli anni Trenta e Quaranta.

Toni Ricciardi

Université de Genève

L’emigrazione antifascista in Svizzera nei fondi del Sozialarchiv di Zurigo

L’antifascismo in Svizzera costruì le forme embrionali dell’associazionismo italiano in migrazione che si svilupparono in maniera capillare in tutta la Confederazione a partire dal secondo dopoguerra. Zurigo, insieme a Ginevra, rappresentò uno dei centri nevralgici di questa esperienza. Infatti, le prime Colonie Libere Italiane videro la luce proprio a Ginevra (1925) e a Zurigo (1930), grazie a un gruppo di antifascisti (tra cui, Reale, Chiostergi, Schiavetti, Medri).

Il loro operato trovò un contesto favorevole grazie alla storica presenza di socialisti e anarchici. Inoltre, il ristorante Cooperativo di Zurigo, la Scuola Libera di Zurigo e l’associazione Mansarda agevolarono il percorso di costruzione della rete antifascista in Svizzera e del suo successivo sviluppo. La rete crebbe in maniera capillare nel paese, tanto che all’indomani dell’8 settembre italiano, nel novembre dello stesso anno, ad Olten, fu fondata la Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera. Il Sozialarchiv di Zurigo rappresenta indubbiamente l’archivio che raccoglie documenti di varia natura, essenziali per la ricostruzione di questo percorso.

Fabrizio Panzera

Archivio di Stato del Canton Ticino, Bellinzona

Il fondo e la banca dati Rifugiati 1943-1945 dell’Archivio di Stato del Cantone Ticino

Il fondo Rifugiati 1943-45 raccoglie gli incarti personali dei rifugiati accolti nel Ticino tra il settembre 1943 e l’aprile 1945. Esso contiene le informazioni principali di 13.596 espatriati, per la maggior parte italiani: non si tratta soltanto di rifugiati civili; anche se questi rappresentano la maggior parte, vi si trovano tuttavia anche incarti di contrabbandieri, passatori e rifugiati, in prevalenza militari, in fuga dai campi d’internamento svizzeri.

Prendendo ad esempio quanto fatto nel 2000 dall’Archivio cantonale di Ginevra, è stata realizzata anche all’Archivio di Stato del Canton Ticino, grazie ai finanziamenti del FNRS e del Cantone, la banca dati del fondo Internati 1943-45, contenente 14.508 record (un dossier personale può riferirsi a più nominativi). I campi informatici presi in considerazione informano su quattro realtà ben precise: i dati personali di ogni rifugiato; il momento dell’espatrio; le condizioni e le vicende del soggiorno in terra ticinese; gli altri fondi archivistici utilizzati per completare i dati presenti negli incarti personali dei rifugiati. Una particolare attenzione è data alla biografia sommaria di ogni rifugiato, che consente di ricostruirne a grandi linee la storia personale.

Natalia Cangi

Archivio Diaristico Nazionale, Pieve Santo Stefano

La memoria e le sue tracce. La “casa” svizzera di Gualtiero Morpurgo e Lea Ottolenghi

Presentazione del libro di Laura Fontana, Gli Italiani ad Auschwitz (1943-1945).

Milano, 2 dicembre 2021, ore 18.00, presso la Casa della memoria di via Federico Confalonieri 14 sarà presentato il volume di Laura FontanaGli Italiani ad Auschwitz (1943-1945). Deportazioni, “Soluzione finale”, lavoro forzato. Un mosaico di vittime, a cura del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau.

Intervengono Laura FontanaFloriana MarisLiliana Picciotto e Laura Tagliabue. Modera Dario Venegoni. Green pass obbligatorio. L’iniziativa è promossa da Aned, Cdec e Fondazione Memoria della Deportazione.

 

Una scheda del libro

tratta dal sito newsrimini.it (26 novembre 2021, ore 9.30)

Laura Fontana, da lungo tempo studiosa della Shoah e del nazismo e Responsabile dell’Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, firma un lavoro basato su una ricerca in buona parte inedita, che getta uno sguardo nuovo sulla storia delle deportazioni degli italiani e delle italiane ad Auschwitz durante i mesi di occupazione della Penisola. Per oltre un anno, tra l’autunno 1943 e gli ultimi mesi del 1944, diverse migliaia di ebrei italiani furono deportati ad Auschwitz, tra cui 776 bambini e bambine. Catturati nell’ambito della Shoah, furono in larga maggioranza assassinati appena scesi dai treni. Per la quasi totalità, Auschwitz rappresentò l’ultima destinazione, il luogo più efficiente costruito nella storia umana per la messa a morte di massa degli ebrei d’Europa. Solo un’esigua minoranza fu risparmiata dall’uccisione immediata nelle camere a gas per essere sfruttata come forza lavoro coatta nelle molteplici industrie e attività produttive del campo. Tra loro il giovane chimico Primo Levi e la tredicenne Liliana Segre.

Nel corso del 1944 anche circa 1.200 italiani non ebrei furono inviati ad Auschwitz come prigionieri politici, contrassegnati nel lager col distintivo del triangolo rosso. Internati come lavoratori forzati nel gigantesco complesso concentrazionario che funzionava parallelamente al centro di sterminio, più dei due terzi di questi reclusi di nazionalità italiana erano donne, molte delle quali giovanissime e di origine slovena e croata. Partigiane, sospettate di sostenere la Resistenza o vittime di rastrellamenti per il lavoro coatto nel Reich, le italiane furono arrestate nelle fabbriche lombarde dopo gli scioperi in massa del marzo 1944, ma principalmente nel Litorale adriatico, il territorio compreso tra Lubiana, Gorizia, Trieste, Pola e Fiume (oggi Rijeka) che dopo l’8 settembre venne parzialmente annesso al Reich e sottoposto a uno spietato trattamento repressivo da parte delle autorità occupanti naziste. Lo studio ricostruisce i due gruppi principali di queste deportate: le resistenti che al momento dell’arresto erano giovanissime staffette partigiane, coraggiose e intrepide nel dedicarsi alla lotta di liberazione, e le operaie lombarde che partirono per Auschwitz da Bergamo, giungendo nel lager dopo un lungo, anomalo, tragitto via Mauthausen e Vienna.

Ne emerge un racconto vivo e a tratti corale di centinaia di vicende individuali e di gruppo, in cui i percorsi di deportazione, le esperienze di prigionia e le memorie si intrecciano con alcuni temi centrali per comprendere la storia di Auschwitz. A essere in primo piano nel libro sono sempre le voci dei testimoni dell’epoca, le vittime e i sopravvissuti della Shoah italiana e della deportazione politica (definizione attribuita dai nazisti in maniera generica per un insieme eterogeneo di categorie di arrestati). L’autrice non tace le responsabilità italiane, tra collaborazionismi, delazioni, complicità e colpevoli silenzi all’epoca dei fatti, il susseguirsi di reticenze, amnesie e memorie parziali che hanno caratterizzato la costruzione del ricordo pubblico negli anni del dopoguerra fino ai giorni nostri. Gran parte dell’opera è dedicata a raccontare le esperienze di coloro che subirono l’internamento ad Auschwitz, con l’obiettivo di far emergere alcuni elementi comuni nell’esperienza del Lager: il lavoro forzato, la violenza fisica e l’offesa al corpo delle donne (tra cui la maternità negata e gli esperimenti criminali di sterilizzazione), la solitudine e la coesione tra reclusi, l’esperienza eccezionale dei pochi bambini sopravvissuti, come le sorelline fiumane Andra e Tatiana Bucci, raffigurate nella foto di copertina.

Laura Fontana si occupa dal 1990 di storia della Shoah. Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi e dell’Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, è autrice di numerosi saggi pubblicati in italiano, francese, inglese. Dirige seminari di studio in Italia e in Europa per insegnanti e ricercatori, è consulente scientifica per diversi progetti internazionali e collabora con la Fondation Mémoire de la Shoah. Ha co-diretto con Georges Bensoussan due volumi della Revue d’histoire de la Shoah dedicati all’Italia dal titolo «L’Italie et la Shoah» (Le fascisme et les Juifs, 2016, Représentations, usages politiques et mémoire, 2017). www.fontana.laura.com

Presentazione della nuova edizione del volume Il viaggio di Roberto Camerani

Roma, 30 novembre 2021, ore 17.00, presso la Fondazione Lelio Basso, via della Dogana Vecchia 5 Roma, sarà presentato il volume IL VIAGGIO DI ROBERTO, di Roberto Camerani e Giovanni Redaelli, Pensa MultiMedia editore, 2019 a cura della Fondazione Memoria della Deportazione.

Saluti di Fabrizio De Sanctis (Presidente Anpi provinciale di Roma) Floriana Maris (Presidente Fondazione Memoria della Deportazione) Massimo Castoldi (Responsabile della didattica e dei progetti editoriali Fondazione Memoria della Deportazione) Franco Ippolito (Presidente Fondazione Lelio Basso). Intervengono Eugenio Comincini (Senatore della Repubblica italiana) Valeria Palumbo (Giornalista e storica delle donne) Emilia Piz (Attrice).

Per partecipare in sala conferenze è obbligatorio prenotare attraverso il Calendario per prenotazione eventi – Fondazione Lelio e Lisli Basso – (fondazionebasso.it). L’accesso sarà consentito solo dietro presentazione del green pass.

L’incontro sarà trasmesso in streaming https://youtu.be/few8vD2VLC0 e sul canale Facebook della Fondazione Memoria della Deportazione.

Per ulteriori informazioni: Fondazione Basso: tel. 066879953

e-mail: basso@fondazionebasso.it

 

Le ragioni del libro

La Fondazione Memoria della Deportazione ha deciso di ristampare in questa nuova edizione il diario Il viaggio di Roberto Camerani, che fu antifascista, resistente, deportato a Mauthausen e, dopo la Liberazione, tra i massimi testimoni della deportazione.

Il volume riproduce anche le immagini di alcuni dei documenti originali, che la figlia Adele lo scorso anno ha donato al nostro archivio.

Le parole di Camerani saranno negli anni a venire una fonte importante, soprattutto per chi vorrà ricostruire e approfondire la storia della deportazione dall’Italia di prigionieri per motivi politici, per chi cercherà di ritrovarvi tracce di luoghi, situazioni e persone, che Roberto ha vissuto e raccontato.

La sua è certamente una testimonianza tra tante, e tutte oggi fondamentali per ricostruire su di esse una vicenda altrimenti documentabile solo dalle residue, sia pur inconfutabili, tracce d’archivio, che ci restituiscono i nomi, a volte le condizioni di vita, ma non le vite e gli ideali che le hanno guidate.

L’empatia col mondo giovanile

Ma ciò che lo ha distinto, tra molti altri deportati, negli anni della testimonianza, furono la sua capacità comunicativa e la sua naturale empatia col mondo giovanile.

«Forse avrei mai scritto niente», scrive, «se non fossi stato stimolato a farlo da quella straordinaria scolaresca di Colle Val d’Elsa, III Media, anno 1978/79 che venne a scovarmi per uno di quei casi strani della vita».

E così fu. Roberto da allora non si fermò, non smise mai di incontrare giovani nelle scuole, di accompagnarli a Mauthausen, mostrando loro luoghi ed evocando memorie, e discutendo con loro non solo le atrocità della propria esperienza, ma anche le sue ragioni storiche.

Si tratteneva spesso, e con determinazione, soprattutto nel confronto con chi era più diffidente e meno disponibile ad accogliere e a far propria quella memoria.

Morì a Cernusco sul Naviglio, vicino a Milano, dove a lungo visse, il 20 luglio 2005. Aveva ottant’anni. Ricorda Valeria Palumbo di non avere mai visto «tanti ragazzi dire addio a un signore che aveva molti anni sulle spalle», «riempivano la chiesa e allungavano il corteo funebre oltre la piazza».

L’incontro con Giovanni Redaelli

Uno di questi giovani era Giovanni Redaelli, che ancora bambino era andato a vedere il lager con Roberto: e per tutta la vita non ha potuto rinunciare a fare propria la sua scelta di libertà, la sua fedeltà ai propri principi, la sua coerenza.

Ne è nato un romanzo a fumetti, graphic novel, che rielabora e riscrive nel linguaggio di Giovanni quella testimonianza.

Abbiamo voluto pubblicare entrambi i testi nei due diversi linguaggi, diario e graphic novel, per lasciare una traccia di questo incontro, di questo dialogo profondo tra Roberto e Giovanni: tra chi ha vissuto e sofferto per difendere a ogni costo i propri ideali di libertà e giustizia e chi, dopo averlo incontrato, li ha fatti propri e li ha voluti e saputi rappresentare e trasmettere ad altre generazioni.

Questo per mantenere intatto l’impegno di Roberto «a non odiare e ad amare sempre… e ad essere sempre e semplicemente un uomo in mezzo agli uomini» e a combattere, come scrive Gianfranco Maris nella presentazione, quel «veleno per la coscienza» rappresentato dalla sempre più minacciosa e diffusa «cultura dell’oblio».

 

Furono antifascisti: Piazzale Loreto, 10 agosto 1944

Milano, sabato 27 Novembre, ore 17:00. Presso il Circolo ACLI di Lambrate “Giovanni Bianchi” Via Conte Rosso 5 Milano, Massimo Castoldi e Carla Bianchi Iacono presentano il libro di Massimo Castoldi, Piazzale Loreto. Milano, l’eccidio e il «contrappasso», Donzelli, 2020. 

Il libro

La memoria di piazzale Loreto è una memoria incompiuta, che non è riuscita a diventare memoria fondativa dell’Italia libera e democratica, poiché in essa si intrecciano le contraddizioni di oltre settant’anni di storia: dai conti mai risolti con il fascismo ai conflitti politici durante la guerra fredda, fino alla memoria debole e post-ideologica di oggi, che si logora tra la retorica delle vittime e quella della pacificazione.

All’alba del 10 agosto 1944 quindici antifascisti detenuti nel carcere di San Vittore furono fucilati sul piazzale, senza regolare processo o specifica incriminazione, da un gruppo di militi fascisti su ordine degli occupanti tedeschi.

I corpi furono ammassati contro una staccionata di legno e lasciati lì fino al tardo pomeriggio. I milanesi ammutoliti vi assistettero sgomenti e nel silenzio la piazza fu subito ribattezzata piazzale Quindici martiri.

Nei giorni della Liberazione, il 29 aprile 1945, furono portati in piazzale Loreto i corpi di Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi fascisti uccisi sul Lago di Como. La folla euforica e inferocita accorse per vedere la fine del regime.

Le immagini di quella mattina si sovrapposero nella memoria collettiva a quelle dell’anno precedente: furono solo poche ore, ma da quel momento piazzale Loreto non sarebbe più stato soltanto piazzale Quindici martiri. Frutto di uno scrupoloso lavoro di analisi di fonti in gran parte inedite, il libro ricostruisce l’attività antifascista dei martiri e dei loro famigliari, la sequenza degli arresti, le logiche che portarono all’eccidio e fa luce su quello che ne seguì. Nipote del maestro antifascista Salvatore Principato, uno dei martiri di piazzale Loreto, Massimo Castoldi ha raccolto negli anni materiali relativi all’eccidio del 1944 e alle alterne vicende legate alla storia di quel luogo, diventando un testimone della memoria di piazzale Loreto.

La locandina

ACLI 27 novembre 2021